William the Conqueror
Bleeding on the Soundtrack
[
Loose/ Goodfellas 2019]

williamtheconqueror.net

File Under: new mainstream

di Nicola Gervasini
(19/03/2019)

Sul finire del 2017 vi avevamo segnalato un album purtroppo passato abbastanza inosservato nelle classifiche di fine anno (ma chi arriva ultimo, tra l’altro non atteso, si sa che resta fuori). Era Proud Disturber Of The Peace dei William The Conqueror, nickname di rilevanza storica usato dallo scozzese Ruarri Joseph per chiamare il trio formato con Naomi Holmes e Harry Harding, un album di stralunati indie-folk alla Sixto Rodriguez (che veniva anche rivisitato), che dimostrava grande fantasia di scrittura e di arrangiamenti. Con veemenza dunque vi ricordiamo quel disco anche in occasione del suo atteso seguito, soprattutto perché se partiste da Bleeding on the Soundtrack (evidente storpiatura del Blood on the Tracks di dylaniana memoria) non sapreste mai cosa vi siete persi quasi due anni fa.

Questa volta Joseph, che non era certo un esordiente della scena, lavora di esperienza su un disco decisamente più elettrico, e se vogliamo più radiofonico e mainstream. E non poteva essere altrimenti con Ethan Johns in cabina di regia, l’uomo che tramite i dischi di Ryan Adams ha spesso reso la roots-music buona per tutti i palati, operazione che con ormai navigata esperienza ripete anche in questa occasione. L’album infatti evita i toni più cupi e straziati del predecessore cercando una più melodica espressione della propria sofferenza. L’incedere dell’iniziale Path Of The Crow è infatti quello di una rock-band americana degli anni 90, mentre Thank Me Later è uno scanzonato swing-folk alla Graham Parker, e con Madness On The Line si vira improvvisamente verso un rock urbano alla Mink DeVille caratterizzato da un pulsante giro di basso. L’album trova il suo punto forte in The Burden una splendida lunga ballata alla Glen Hansard, mentre la title-track si risolve in un pigro blues abbastanza scontato, e con Looking For The Cure si prova addirittura un numero alla War on Drugs, a dimostrazione di una palese ricerca del disco che appaghi le tendenze di questi anni.

Più canonicamente roots-rock è Curse Of Friends con la sua slide-guitar in evidenza, mentre la ballata Be so Kind si colloca tra il Dylan di Day of The Locusts e Neil Young. C’è tempo per la cavalcata quasi southern-blues di Sensitive Side e per il finale di Within Your Spell per chiudere un disco che purtroppo spersonalizza molto quanto sentito nell’album precedente, a favore però di una immediatezza rock che non sentivamo da tempo in questo tipo di produzioni. Non so quanto questo bigino dell’Ethan Johns-pensiero possa trovare migliore fortuna, in qualche modo lo auguro ad una band che risulta valida, ma che ha fatto un passo indietro di almeno quindici anni per cercare di farsi notare, con una standardizzazione del proprio sound che suona un po’ come una resa.


    


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