I protagonisti di questo disco sono tanti. Conosciamo Henry
Carpaneto, la sua statura di pianista, organista e interprete, la
considerazione di cui gode a livello internazionale (la rivista specializzata
“Blues Feeling” lo ha nominato miglior pianista europeo) e la sua brillante
produzione discografica, in particolare il recente Pianissimo,
lavoro estremamente apprezzato, giusto a qualche tempo di distanza dal
precedente Voodoo Boogie, in cooperazione con Bryan Lee. Abbiamo
ben presente pure Tony Coleman, vecchia conoscenza proprio di Carpaneto,
batterista e cantante al fianco di gente come Bobby Bland, Buddy Guy,
Z.Z. Hill, Lucky Peterson, Kenny Neal e naturalmente batterista di BB
King per almeno trent’anni, memoria sublimata in questa sede con l’intensa
rilettura di The Thrill Is Gone, dal songbook di Roy Hawkins.
La nuova uscita immortala la tappa al LaClaque di Genova durante il tour
europeo del 2019; la voce e la presenza di Coleman, i magnifici spunti
di Henry, nonché la band, composta dai migliori musicisti di casa nostra
(Pietro Martinelli, basso, Umberto Porcaro, chitarra, Stefano Bergamaschi,
tromba, Paolo Maffi, sax), gente di eccellente livello e in grado di arricchire
questo distillato del miglior r&b, sono gli altri protagonisti. L’ inizio
è in grande stile, con una Jupiter
in veste strumentale (Earth Wind And Fire) e dalle forti venature funky,
la quale, ritmo frammentato, organo e sezione fiati in bella mostra, rende
immediatamente conto dello spessore della performance; è un po’ la filosofia
di un'altra ottima traccia, Nothing But Love
For You, tratta da Take Me As I Am, lavoro del 2017
dello stesso Coleman, battente su un versante più r&b.
Brani come l’agile Ain’t That A Bitch, già nelle mani di Johnny
Guitar Watson, allo stesso modo dell’intensa e più lenta Hook Me Up,
gioiellino “deep soul”, So Good To Me, Cold Duck Time, soul
jazz dall’interessante stesura ritmica (Eddie Harris) o ancora Never
Make Your Move Too Soon, altro velato omaggio a BB, esprimono una
prodigiosa sintesi tra soul, r&b e funky come accennavamo, ossatura che
chiaramente poggia su una solida base blues; genere che si concretizza
“in quanto tale” in No Communication e nel magnifico lento di supporto
Tony Speach, del quale raccomandiamo
un ascolto attento, soprattutto gli accenti di piano e chitarra sotto
la recitazione di Tony. Non mancano una versione di Caldonia, spinta
al massimo e Baby’s Got It, travolgente shuffle strumentale, quintessenza
del Carpaneto alle prese con il piano e pezzo di apertura del disco precedente.
In conclusione, un disco definitivamente maturo, ideale nella sua dimensione
live e caldamente consigliato. Non avevamo dubbi.