Israel Nash Gripka & The Fieros
Live at Mr. Frits
[ CRS  2011]



Un'istantanea che coglie lo zenith artistico di Israel Nash Gripka, un piccolo live che serve a cementare la sua figura e l'apprezzamento crescente presso la comunità di appassionati Americana, soprattutto a livello internazionale. Catturato infatti nel corso della prima parte del tour europeo del 2011 (arriva nelle prossime settimane la seconda tranche, con alcune date anche in Italia), Live at Mr Frits testimonia una serata nel club olandese di Eindhoven, impressa su disco con le cure del tecnico Ankie Keultjes, bravo nel mantenersi in equilibrio fra la vibrante elettricità del set, la dovuta "sporcizia" rock del suono e la qualità indiscutibile del songwriting di Gripka. Quest'ultimo infatti conferma e semmai amplifica il fascino della sua scrittura classic rock fuori tempo, risultando a tratti persino più convincente che in studio, merito anche di un sound livido che scaccia qualche lacuna dell'incisione di Barn Doors and Concrete Floors, per abbandonarsi alla poesia stradaiola della band. Sono i newyorkesi The Fieros, guidati dai fratelli Joey e Aaron McClellan a tirare la volata per Gripka, un folksinger elettrico e magnificamente bilanciato fra campagna e città che mancava da tempo nel sottobosco delle inflazionate produzioni roots rock americane. Non è un fuoriclasse, o forse è soltanto in cammino verso la maturità, ma ha numeri superiori alla media e certamente canzoni e convinzione per elevarsi dalla grande folla di concorrenti.

Live at Mr Frits lo ribadisce e se possibile rilancia le quotazioni con un set breve e palpitante, tutto giocato sull'emotività dell'autore, che avrà anche rubato qualche melodia e forse troppi accordi ai colleghi più blasonati, ma li ha fatti propri costruendo bozzetti e ballate, dove un rock dall'anima agreste si intreccia alla frenesia di un rock'n'roll sincero cresciuto sui sentieri meno battuti del sogno americano. Introdotto a razzo da Fool's Gold e reso subito denso dalla versione scura di Antebellum, capolavoro che chiudeva il recente Barn Doors and Concrete Floors, Live at Mr Frits vive soprattutto degli episodi di quest'ultimo lavoro, disco che evidentemente lo stesso Gripka considera trampolino di lancio per l'affermazione nei circuiti europei. Non si può dargli torto e se il live in questione apparirà probabilmente una semplice appendice, niente più che un regalo per chi era già stato convinto e travolto, è il caso di ribadire quanto le versioni di Goodbye Ghost, Sunset, Regret (Ryan Adams ringrazia per l'ispirazione, ma forse si mangia anche le mani per non avere più la stessa innocenza) e Lousiana risultino anche più lucide, stringate e sferzanti che su disco. Un caso che andrebbe esteso a maggior ragione ai due episodi del passato, tratti dal già discreto New York Town: Evening corre e inciampa sull'intreccio di chitarre elettriche e mandolino, Pray for Rain ribadisce la maturazione vocale di Gripka, che raspa e gracchia ancora, ma con un sentimento e un controllo che un tempo non mostrava.

Il saluto finale poi stende tutti e garantisce sulla dura pelle del ragazzo: la versione di Revolution Blues (Neil Young) è tanto fedele quanto onesta nel lasciarsi trascinare dalla sinistra malinconia elettrica dell'originale. Il futuro del rock delle radici passa senz'altro fra le pieghe delle canzoni di Israel Nash gripka e Live at Mr Frits non fa che ribadirlo grazie al suono di una rock'n'roll band che non ha nulla da perdere e tutta la propria passione da mostrare al mondo.


  


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