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Bob Weir & Wolf Bros
Live in Colorado
[Third Man records 2022]

Sulla rete: bobweir.net

File Under: roots rock


di Paolo Baiotti (22/04/2022)

Bob Weir, californiano di San Francisco, è il più giovane tra i fondatori dei Grateful Dead: aveva 16 anni quando conobbe Jerry Garcia a Palo Alto, 18 quando The Warlocks si trasformarono in Grateful Dead nel ’65. Dopo lo scioglimento del gruppo conseguente alla morte del chitarrista, ha alternato la carriera solista con i RatDog alla partecipazione a formazioni che hanno portato avanti l’eredità del gruppo di origine (The Other Ones, The Dead, Furthur) fino al ritorno con tutti gli ex colleghi per i concerti del 2015, a vent’anni dalle ultime apparizioni con Garcia. In seguito ha formato i Dead & Company con John Mayer alla chitarra, oltre ai vecchi compagni Mickey Hart e Billy Kreutzmann, che sono tuttora attivi e ripartiranno per un tour estivo, ma ha anche realizzato un album solista, Blue Mountain.

Nel 2018 si è riunito per qualche data con il bassista Phil Lesh e ha costituito The Wolf Bros, un trio con Don Was, bassista e produttore di fama mondiale (Rolling Stones, Bob Dylan, Bob Seger, Willie Nelson, Van Morrison…), nonchè presidente della Blue Note e con il batterista Jay Lane (RatDog, Furthur, Primus) che ha girato gli Usa per un paio di anni fino alla pandemia, quando ha aggiunto in alcune date in streaming le tastiere di Jeff Chimenti (RatDog, The Dead, Furthur) e la pedal steel di Greg Leisz, un session man che ho suonato con tutti o quasi i musicisti più importanti, da Eric Clapton ai Black Crowes, da Ryan Adams a Jackson Browne, inserendo anche una sezione di archi e fiati chiamata The Wolfpack. Con questa configurazione più ampia ha ripreso a suonare nel giugno del 2021 a Red Rocks, in Colorado, e a Veil; da queste date sono estratti gli otto brani pubblicati dalla Third Man di Jack White che rivisitano principalmente episodi del repertorio dei Grateful Dead, con un taglio diverso, più intimo e riflessivo, a tratti jazzato, senza (o quasi) una chitarra elettrica solista, con largo spazio a break strumentali in cui piano e pedal steel hanno un ruolo basilare, oltre alla voce di Weir, che è maturata affinandosi e adattandosi anche ai brani che erano cantati da Garcia.

I Wolf Bros interpretano i Dead con un approccio rilassato, non da grandi stadi, al contrario di Dead & Company che ricalcano con qualche variazione lo stile della formazione originale. New Speedway Boogie apre la scaletta, il primo brano suonato a Red Rocks dopo il lockdown, in una lunga versione rallentata e notturna, con un piano boogie, la lap steel sempre puntuale che dà un tocco country e la presenza discreta dei fiati, seguita da A Hard Rain’s Gonna Fall di Dylan, una canzone che Weir ama riproporre, distesa e scorrevole, con dosati interventi strumentali. Il ritmo si alza con una briosa Big River (Johnny Cash) da sempre nel repertorio dei Dead, con lap steel e piano che dialogano in scioltezza e la chitarra elettrica che si ricava qualche spazio tra rock e country. West L.A. Fadeaway, tratta da In The Dark dell’87, è sinuosa e jazzata, mentre My Brother Esau, una b-side dello stesso periodo, è un mid-tempo addolcito da Leisz, pur restando un pezzo minore. Only A River è l’unico estratto da Blue Mountain, un country/folk con richiami alla tradizionale melodia di Shenandoah, seguita dalla ballata Looks Like Rain, tratta da Ace, esordio solista di Bobby del ’72, ammorbidita e rilassata. Il disco è chiuso dall’accoppiata Lost Sailor/ Saint Of Circumstance, due tracce composte da Weir e John Barlow per Go To Heaven del ’79, meno immediate rispetto ad altre dei Dead, allungate e riarrangiate con l’inserimento riuscito di archi e fiati e un’influenza country-jazz.

Live In Colorado non inventa nulla, ma offre una prospettiva diversa e in parte innovativa a un repertorio che è entrato nella storia della musica americana.


    

 


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