Joel Rafael
Baladista
[
Inside recordings/ Ada
2015]

www.joelrafael.com

File Under: folksinger

di Davide Albini (24/04/2015)

Conosciuto in modo particolare grazie alla serie "Songs of Woody Guthrie", due progetti/ tributo al grande padre del folk americano, pubblicati a partire dal 2003 (rispettivamente Woodeye e Woodyboye), il californiano Joel Rafael è in realtà un autore in pista dalla metà degli anni settanta, rispettato da colleghi assai più famosi e ben introdotto nella scena locale di L.A. e San Diego. Non è un caso se le sue incisioni hanno trovato casa presso la Inside recordings fondata da Jackson Browne, amico di vecchia data, così come tutto il giro del Laurel Canyon e della West Coast che conta. I primi riconoscimenti sono arrivati però con l'esordio discografico della Joel Rafael Band nel 1994, seguito da un'imposizione al prestigioso festival di Kerrville: da allora Rafael è uno dei nomi di punta del movimento folk, che va a toccare oggi i territori dell'Americana e in generale di tutta la canzone d'autore legata alla tradizione.

A diversi anni dall'uscita di Thirteen Stories High, ultima raccolta con materiale inedito, Baladista ripropone la formula gentile delle sue ballate, un folk rock spruzzato di country e accenti dylaniani (non poteva essere altrimenti, avendo Guthrie come radice comune…) che si avvale oggi di collaborazioni importanti, al fianco dei musicisti solitamente coinvolti nella band di di Rafael. Registrato nello studio personale di Bravebear Ranch, contea di North San Diego, il disco ospita tra gli altri Greg Leisz, James "Hutch" Hutchinson, John Inmon, e propone una partecipazione, in fase di scrittura, di Jack Tempchin, figura culto della West Coast, autore per gli Eagles, che qui firma la morbida Love's First Lesson. Poche pennellate elettro-acustiche, un pedal steel ad ammorbidire la melodia, l'armonica del protagonosta, le ballate di Baladista sono suonate con pudore fin dall'apertura di She Had to Go e se rivelano un difetto mi pare sia proprio quello di mantenersi fedeli a questo canovaccio fino alla conclusione, senza mai davvero variare i ritmi.

Dieci episodi, un breve riassunto di quella canzone Americana che rimane rispettosa della sua storia: compassione, riflessioni sulla vita, che dal particolare si dirigono all'universale e in questo affrontano il mondo che circonda Rafael, la sua vicenda umana: la cadenzata Old Portland Town rievoca, per esempio, un vecchio episodio degli anni "protestatari" nella città di Portland, così come i personaggi di El Bracero, parte del testo in spagnolo, sulle note di un country folk dagli accenti rurali. Difficile, come anticipato, notare un cambio di registro: qualche ruspante accento country si fa largo in Thanks for the Smiles (ma stando sempre attenti a non alterare il ritmo) e 500 Miles, ma sulla distanza Baladista soffre un poco di questa impostazione. La musica però ha classe e portamento, è fatta di poche note (dove un ruolo centrale ricopre la steel guitar, spesso a sottolineare le armonie). Provateci a spostare il baricentro delle varie Baby Let It Go, When I Go e The Good Samaritan: è praticamente impossibile.


    


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