Kacy & Clayton
Strange Country
[New West 2016
]

www.kacyandclayton.com

File Under: folk duo revisited

di Fabio Cerbone (27/07/2016)

Potrebbe diventare una delle soprese folk della stagione questo esordio in casa New West di Kacy & Clayton, coppia di cugini canadesi che in mezz'ora e poco più di musica riassume un'anima divisa fra le due sponde della tradizione: le lontane origini britanniche, il nuovo mondo americano. Kacy Anderson, voce celeste e aggraziata, per la quale sono già piovuti paragoni impontanti con la musa Sandy Denny, e Clayton Linthicum, chitarra di stretta osservanza acustica, sono anime gemelle fin dall'infanzia, cresciuti in una comunità rurale nello sterminato orizzonte del Saskatchewan, dove tra il lavoro al ranch di famiglia e la passione per la musica hanno sviluppato interessi comuni. Proponendo un repertorio fatto di brani originali e anticaglie del passato hanno conquistato il pubblico locale.

È stato Ryan Boldt, leader dei Deep Dark Woods, pregiata formazione alternative-country conterranea, a scoprirli, prima coinvolgendo Clayton in una serie di collaborazioni con la sua band, quindi spingendo perché Kacy & Clayton diventasse qualcosa di più di un semplice passatempo. Il debutto vero e proprio nel 2013 con l'uscita indipendente The Day Is Past and Gone, oggi addirittura la New West, spesso garanzia di qualità, che ha inseguito i ragazzi nel corso delle loro esibizioni ai festival nazionali. La scommessa ci pare vinta, Strange Country un disco nostalgico quanto basta ma non necessariamente inchiodato al semplice revival, che nella magia dell'intreccio fra cristalline chitarre e ballate dalla cadenza antica, sulla linea che collega i monti Appalachi con la brughiera inglese, dispiega tutto il suo fascino.

La prima parte è dominata dal materiale autografo, oscillando tra note folk blues nella title track, un picking che mette insieme l'Americana di Gillian Welch e il brit folk di Fairport Convention e Pentangle, inevitabili fonti di ispirazione. Qualche cenno ritmico più evidente in Springtime of the Year, le chitarre che echeggiano tonalità sixties e la voce della Anderson sempre dolce nel portamento. Inevitabile pensare che quest'ultima rappresenti uno strumento in più, elemento essenziale che spesso chiede il sostegno del compagno: in The Rio Grande il mood delle voci ricorda il folk americano più austero e con qualche evidente immagine western di contorno, mentre una steel risuona in lontananza nel tenue walzer di If You Ask How I'm Keeping. Brunswick Stew, a dispetto del titolo, che cita un piatto tipico della cucina sudista, è una ballata scura e dal cuore british, tra le più incantevoli della raccolta. La quale, come anticipato, nella seconda parte si apre ai fantasmi del passato, scegliendo di interpretare traditional e shanty song del folclore celtico: Seven Yellow Gypsies per esempio, di derivazione scozzese, Over the River Charlie, già nel repertorio di Doc Watson e qui in veste quasi spettrale, o ancora la classica The Plains of Mexico.

Il produttore e a sua volta songwriter Shuyler Jansen ha curato il tutto tenendo il suono asciutto, scarno, riempiendolo solo di seducenti riverberi, aggrappato all'essenza di queste ballate, che sanno di memorie quasi ancestrali.


   


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