Vicino
a toccare il traguardo dei quarant'anni di carriera, tanto è passato dall'esordio
discografico Ain't Living Long Like This, Rodney Crowell ha ormai raggiunto
lo status invidiabile di maestro dell'Americana. Il fatto sorprendente è che sia
invecchiato come il buon vino e che la produzione più ispirata sia giunta proprio
nell'età della saggezza, quando un autore dovrebbe spesso tirare i remi in barca
e magari vivere delle conquiste passate. Crowell ha iniziato la sua avventura
come una coda del movimento "outlaw" country, ha sperimentato con il rock e il
pop, è diventato poi un ambasciatore del cosiddetto "neo tradizionalismo" nella
Nashville degli anni Ottanta, ottenendo i successi maggiori in classifica, si
è infine trasformato in un songwriter con una cifra letteraria e una profondità
poetica che agli esordi non aveva mai mostrato.
Un disco come Close
Ties si inserisce perfettamente nel percorso appena descritto, tornando
ancora una volta alle memorie dell'artista, con riferimenti alla sua vita personale,
qui tracciata dall'apertura con East Nashville Blues,
incalzante brano country blues acustico che evoca l'infanzia in Texas, e dalla
chiusura di Nashville 1972, nostalgica celebrazione
del periodo in cui Rodney giunse nella capitale della country music insieme a
Steve Earle e ad altri giovani promesse, passando poi sotto l'ala protettrice
di Guy Clark. In qualche modo indirettamente dedicata al grande maestro texano
è anche Life Without Susanna, dove la compianta
Susanna Clark, moglie di Guy e a sua volta artista a tutto tondo, viene ricordata
come una seconda madre, in un rapporto di affetto esclusivo che Crowell sente
di provare per lei.
Da queste prime impressioni è evidente che Close Ties
sia un disco dalla natura confessionale, intima, che alterna biografia e racconto,
e che si riallaccia al bellissimo come back artistico di qualche anno fa, "The
Houston Kid", soltanto scegliendo un suono più acustico ed elegante, come
ci viene illustrato nell'uso efficace degli archi in Reckless e nella pianistica
Forgive Me Annabelle, disillusa ballata d'amore
che avvicina Crowell più alla sensibilità melodica di un Elton John che non alla
scrittura tradizionale. È riduttivo infatti continuare a descriverlo ancora oggi
come un artista country, e qui sono presenti più episodi che ce lo confermano:
potremmo semplicemente parlare di canzone d'autore, che a volte impartisce lezioni
di Americana (It Ain't Over Yet, con le partecipazioni
di John Paul Williams e della ex moglie Rosanne Cash), altre si avvicina
a una asciutta dimensione blues (I Don't Care Anymore), oppure vira verso
il rock (Storm Warning, la più elettrica), offrendo momenti di intensità
emotiva nel duetto con Sheryl Crow in I'm Tied
to Ya.
Non è necessariamente il suo album più completo e coinvolgente
di questi anni (il citato The Houston Kid, Fate's Right Hand, anche il sottovalutato
Sex and Gasoline avevano più ragioni di fascino musicale), ma è innegabile che
Close Ties occupi fin da subito un posto speciale nel cuore dell'artista e questo
sentimento traspare da ogni singolo brano.