Bap Kennedy
Reckless Heart
[Last Chance/ At the Helm
2016]

www.bapkennedy.com

File Under: irish country heart

di Fabio Cerbone (17/01/2017)

Doveva essere soltanto un altro disco di Bap Kennedy, tappa di una carriera solista apprezzabile che lo aveva portato dalla sua Belfast, alla guida degli Energy Orchard, fin nel cuore della sognata America. Era pronto anche il tour di promozione, cancellato definitivamente dopo l'estate, sotto i colpi di una malattia che ha chiesto a Bap di alzare bandiera bianca. Il songwriter irlandese ci ha lasciato lo scorso novembre, senza troppi clamori per un musicista che ha saputo ritagliarsi il suo spazio nell'altra Nashville, luogo dove incise il suo piccolo capolavoro personale, Domestic Blues, aiutato dall'amico Steve Earle. Poi sarebbero arrivati anche Van Morrison e Mark Knopfler, giusto a ribadire la tenacia di questo irish boy dal cuore country soul. Reckless Heart diventa così l'ultimo messaggio nella bottiglia, una decina di canzoni e un album altrettanto breve concepito all'inizio di quest'anno e completato con tutti gli sforzi e l'affetto possibili dalla moglie (e bassista fedele) Brenda insieme a un manipolo di amici e collaboratori dalle due sponde dell'Atlantico.

Giusto in tempo per chiudere il 2016 (il disco è uscito in esclusiva sul mercato inglese per la minuscola At the Helm e viene distribuito ufficialmente negli States in gennaio per la Last Chance Records) e lasciare un segno a poche settimane dalla scomparsa. Come testamento è in fondo irreprensibile, perché rispecchia la sensibilità dell'autore e i suoi amori musicali mai celati: rispetto ai più recenti The Sailor's Revenge e Let's Start Again, che accentuavano il respiro celtic soul della terra d'origine, il nuovo lavoro sembra un pieno ritorno nelle braccia della tradizione americana, così intensamente profumato di fragranze roots, di sobbalzi country e rockabilly, linguaggi che fanno la spola tra Memphis e Nashville. Non si può dunque non tornare a quel Domestic Blues di cui sopra, il suo album nashvilliano, qui evocato a più riprese: il raggio d'azione della bluesy Nothing Can Stand in the Way of Love è il medesimo, con una chitarra che frizza nei suoi accenti twang e un corollario di piano e accordion che più volte si ripresenteranno nel corso della scaletta. Per esempio nel pigro boogie di Help Me Roll It, nel godereccio honky tonk della stessa Reckless Heart e di una Honky Tonk Baby che fin dal titolo è una dichiarazione di intenti.

La voce è quella di un tempo, non ci sono tracce di stanchezza e dolore nel portamento gentile e romantico di Bap Kennedy, che è da sempre la sua cifra stilistica principale, quando abbraccia ballate dolci e cullanti, che qui portano i titoli di Good as Gold e I Should Have Said. La seconda potremmo quasi definirla un marchio di fabbrica dell'autore, tutta rannicchiata nelle sue carezze country. C'è anche un granello di border messicano dentro Reckless Heart, quando chitarra e piano dondolano al ritmo leggero di Henry Antrim, storia fra immigrazione e paesaggi western da fine ottocento che Bap Kennedy interpreta con proverbiale sentimentalismo, e ancora un briciolo di rock'n'roll nel pulsare al tempo stesso gentile ed elettrico di Por Favor e It's Not Me It's You, una fisa che staziona fra Los Lobos e Doug Sahm e corde che vibrano su accordi semplici. Un breve saluto, umile come l'uomo e l'artista Bap Kennedy.


    


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