Chuck Prophet
Bobby Fuller Died for Your Sins
[
Yep Roc/ Audioglobe
2017]

chuckprophet.com

File Under: California rock'n'roll dreams

di Fabio Cerbone (01/03/2017)

Dosando ironia e ricordi, nostalgie musicali e un caleidoscopio di arrangiamenti, Chuck Prophet conferma uno stato di grazia e ispirazione, ciò che ormai caratterizza l'ultimo decennio della sua produzione. Non è più possibile parlare di sorpresa di fronte alla tetralogia di album pubblicati per la Yep Roc, una ricostruzione fantasiosa di certo spirito rock'n'roll e un ritorno verso le radici del chitarrista e autore che ha avuto inizio con Let the Freedom Ring e si è sviluppata per temi concentrici, spesso traendo ispirazione dalla California e in particolare da San Francisco, la città e il milieu culturale nel quale Prophet ha reinventato la sua carriera solista.

L'ex manico assassino dei Green on Red aveva infatti già indagato i misteri e i luoghi della Baia, in un lavoro come Temple Beautiful, e oggi riparte in qualche modo da un immaginario tipico dell'Eldorado americano, più precisamente dalla storia tragica di Bobby Fuller, il rocker un po' dimenticato di I Fought the Law, trovato morto nell'estate del '66 dentro la sua auto sulle colline di Hollywood. Sospetto suicidio o assassinio? È la metafora del sogno californiano (e per esteso di tutta l'America) che diventa un incubo e nella veste dark noir si concede anche Prophet con la sua band The Mission Express, la fedele compagna artistica Stephanie Finch e la produzione di anime gemelle come Brad Jones e Paul Q. Kolderie. Bobby Fuller Died for Your Sins (gran titolo) scava così sotto la superficie del "golden dream" e ci restituisce una manciata di canzoni colte e dalla cifra personale e letteraria, che dal semplice fatto di cronaca evocato nella title track ripercorrono le morti più recenti del rock, la sua "decadenza" e celebrazione, sempre con un approccio graffiante e mai consolatorio.

È il caso di Bad Year for Rock'n'Roll e della stella di Bowie volata in cielo, o ancora di una incalzante In the Mausoleum (for Alan Vega), ritmica robotica e graffio glam che non pensiamo accadano per caso, visto il ricordo dei Suicide. Ironia che ritorna come arma prediletta anche in Coming Out in Code, Jesus Was a Social Drinker, dove Prophet prospetta le conseguenze di un Gesù Cristo di origini irlandesi o ancora in If I Was Connie Britton, prima di affrontare di petto la condizione americana odierna con Post War Cinematic Dead Man Blues e soprattutto nel finale all'acido con il punk blues di Alex Nieto, dedicata al controverso omicidio di un ragazzo ispanico da parte della polizia di San Francisco.

Il sound che accompagna questo guazzabuglio brillante di spunti tematici è una volta di più un rock dalle colorazioni psichedeliche in Your Skin e Killing Machine, un gioco di specchi che alterna docili ballate elettriche come Open Your Heart e We Got Up and Played, perfettamente allineate alla storia di Prophet dalla frontiera dei Green on Red ad oggi, e scarti più imprevedibili che fondono soul, pop dagli accenti sixties, riff di chitarra più attenti alla costruzione del sound generale e meno al volo solista. Chuck Prophet è ormai un sapiente autore che riesce ad assimilare il melting pot creato da cinquant'anni di rock'n'roll, restituendo una musica familiare ed eccentrica al tempo stesso.


    


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