The Marcus King Band
Carolina Confessions
[Fantasy/ Concord
2018]

marcuskingband.com

File Under: southern rock & soul

di Silvio Vinci (31/10/2018)

Un giovanotto di 22 anni che canta da Dio e suona la chitarra al pari di due mostri ormai sacri del southern rock moderno, quali Derek Trucks e Warren Haynes, quest'ultimo provvidamente suo mentore e produttore, e che risponde al nome di Marcus King, ci ha regalato l'ennesimo piccolo gioiello musicale che brilla di luce propria nel già vigoroso panorama rock americano. The Marcus King Band suonano southern rock soul, con venature blues e sentori jazz e r'n'b, in stile New Orleans, e Carolina Confessions, dopo averlo sentito e digerito come un prezioso cimelio, credo che entri di diritto tra i migliori dischi dell'anno. Marcus ha sangue sudista (South Carolina) e una voce naturalmente "nera", matura e lubrificata, che, nonostante l'incredibile giovane età, gli ha garantito da prima un ingaggio nella scuderia di Warren Haynes e poi il contratto Fantasy (Universal), marchio che ha scritto la storia della musica americana. E questa band, non è un caso, si trova nel posto giusto al momento giusto.

Per chi non conoscesse i precedenti, venga messo agli atti che nel 2015 esce Soul Insight, che genera giustamente clamore, poi nel 2016 The Marcus King Band, a rimarcare e dare miglior corpo alla riconosciuta maturità della band stessa, fino a cristallizzare, passando per l'effervescente e diabolico EP Due North (metà studio, metà live) del 2017, in questo Carolina Confessions, che si allinea per qualità al precedente omonimo album e tuttavia si eleva leggermente, sopratutto a livello di arrangiamenti e produzione (Dave Cobb, registrazioni a Nashville negli studi RCA). Signori, abbiamo tanta roba allineata in questo disco e se amate Black Crowes, Tedeschi Trucks Band, Gov't Mule, e ancor prima i classici Allman Brothers, The Band, Marshall Tucker Band, Otis Redding e compagnia cantante, riconoscerete di avere in mano un stupendo affresco del suono americano a tutto tondo.

Basterà allora mettere sul piatto (vinile, mi raccomando! Che poi è anche graficamente molto bello) brani come Where I'm Wheated, con la spettacolare apertura della tromba di Justin Johnson, elemento fondamentale della formazione, oppure Confessions, con il piano dell'eclettico tastierista DeShawn "D-Vibes" Alexander che apre le danze. Sono le prime due perle del disco, gioielli rock soul blues che nascono dal nulla e che per mitosi divengono puro jam rock di una potenza espressiva da grande band, grazie alla progressione dinamica di tutto l'armamentario che un musicista americano può mettere in campo. Con pazienza raggiungiamo l'apice del suono in Homesick, tra le mie preferite, chitarra Gibson sugli scudi e la magica alchimia dei fiati di Johnson e Dean Mitchell, che puntellano in pieno stile Stax la bella melodia e il tappeto di Hammond e Wurlitzer, in efficace equilibrio, dove alla fine la manina di Marcus fa quello che vuole, sia nella parte ritmica che nella partitura solista. 8 A.M è ballata da lacrime e sudore, come è prassi per i gruppi della vecchia guardia (Lynyrd Skynyrd) e della nuova ondata (Blackberry Smoke); How Long invece, scritta a sei mani con Dan Auerbach dei Black Keys e Pat Mclaughin, zompetta come deve un vero rhythm and blues nei bordelli del sud.

La lezione dei maestri Marcus la racconta perfettamente su Autumn Rains (pare uscita dalla penna del compianto Gregg Allman) e in Remember (echi di West Coast music), fino a Side Door, dove fiati, organo e chitarra sottolineano come si canta e suona una ballad soul. La MKB mostra orgogliosa la propria provenienza sudista in Welcome Round Here, brano che canta libertà e indipendenza, e dove anche il basso di Stephen Campbell e la batteria di Jack Ryan possono esprimersi su dinamiche più ricercate. Goodbye Carolina chiude un lavoro davvero notevole, con un suono dannatamente bello e maturo, tipicamente riconoscibile oramai come marchio della Marcus King Band, un combo e un leader che siamo sicuri ci accompagnerà nei prossimi anni con quella musica che gli amanti del vintage e del suono roots (come il sottoscritto e credo molti lettori di questo sito) metteranno sempre in cima alla lista delle attese e degli ascolti, alchimia di soul blues e southern rock che diventa senza tempo quando eseguita con perizia, onestà intellettuale, talento e passione.


    


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