Native Harrow
Happier Now
[Loose music/ Goodfellas
2019]

nativeharrow.com

File Under: songs from the Laurel Canyon

di Fabio Cerbone (01/09/2019)

“Volevo essere Patti Smith”, confessa ingenuamente Devin Tuel, in arte Native Harrow. Non è andata esattamente così: con quella voce d’angelo che si ritrova e le luminescenze folk che emergono dalle sue ballate è semmai finita sul sentiero del Laurel Canyon, California sognata e sognante dei primi anni Settanta. A definirla una fra le tante nuove discepole di Joni Mitchell (o della più sfortunata Judee Sill, come qualcuno ha già sentenziato) non le si fa un gran favore, roba da tagliare le gambe anche al talento più brillante in circolazione. Diciamo allora che Happier Now, terzo lavoro realizzato sotto la sigla Native Harrow (che comprende il compagno e polistrumentista Stephen Harms, basso, organo e cori, come parte attiva del progetto) vive di quei profumi folk rock ammantati da docile psichedelia, di quella bellezza che soltanto certe voci femminili di una lontana stagione hanno saputo evocare fra sentimenti e confessioni personali.

Non è una novità, certo, ma è una delle migliori interpretazioni sentite di recente, senza l’impressione irritante di avere a che fare con una copia sbiadita o un falso d’autore. Devin, originaria di Newburgh, stato di New York, è cresciuta nel mondo dell’accademia fino ai vent’anni: canto classico, teatro e anche una formazione da ballerina, prima di mandare tutto all’aria e infilarsi con una chitarra in qualche trasandato coffee shop (quei pochi ancora rimasti...) del Greenwich Village, a cercare la sua musa. Anni complicati, a fare letteralmente la fame, da vagabonda, dice la nostra Devin, ma mai prendendo in considerazione l’idea di mollare. Happier Now è l’ammissione di una raggiunta felicità, di un equilibrio come donna dopo stagioni alla deriva: la maturità emerge anche nella musica, nove brani dalla struttura scarnificata, eppure eleganti e densamente suonati, senz’altro più bilanciati negli arrangiamenti rispetto ai lavori che li hanno rpeceduti. Il salto di qualità da Sorores, doppio album del 2017, è evidente: alla bruma psych folk che ammantava quei brani, un po’ Mazzy Star, un po’ indie folk alla ricerca di una personalità, si arriva oggi alle movenze flessuose ed elettriche dell’iniziale Can’t Go On Like This, alla grazia di How You Do Things e al sussurro acustico di una Blue Canyon che sembra appartenere davvero ad un’altra epoca di desideri e speranze americane.

Registrato in soli tre giorni a Chicago, con il supporto del produttore Alex Hall e del citato Stephen Harms, aggiungendo per sottrazione piccoli ornamenti, bassi pulsanti, scatti di chitarra e organi avvolgenti, Happier Now nasce dall’immediatezza della strada, dopo un tour di più di cento date a supporto del precedente Sorores. Si percepisce forte e chiara la naturalezza e l’intesa dei suoni, mai invadenti rispetto all’attrice principale: Native Harrow è tutto nella voce di Devin Tuel, candida, suadente nelle volute morbide di Hand to Take e Hung Me Out to Dry, adagiata sul letargico tappeto folk rock dei musicisti dell’incantata title track, avvolta da un organo Hammond che cadenza un passo soul nella deliziosa Something You Have, prima che tutte le incertezze del viaggio, i desideri e le aspettative della maturazione artistica di Native Harrow si riversino nella tensione latente di Round and Round, folk dalle volute psichedeliche, e nel bagliore di in Way to Light.


    


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