Leyla McCalla
Vari-Colored Songs
[DixieFrog/ IRD
2013]

www.leylamccalla.com


File Under: folk & haitian roots

di Fabio Cerbone (14/11/2013)

Charme particolarissimo per questo progetto solista, l'esordio a tutti gli effetti di Leyla McCalla, da qualcuno forse riconosciuta come membro dei Carolina Chocolate Drops, ma oggi concentrata a tutti gli effetti sulla propria carriera. Vari-Colored Songs - concepito con il sostegno della Music Maker Relief Foundation - è un perfetto connubio di melting pot americano, che ricollega le radici della roots music di New Orleans, dove la McCalla si è trasferita da qualche anno, con le ancestrali origini del folklore di Haiti, terra natale dei genitori di Leyla. Infatti, nata e cresciuta a New York da immigrati della martoriata isola caraibica, vissuta per due anni in Ghana e quindi ritornata negli Stati Uniti, Leyla McCalla ha maturato prima di tutto un curriculum di musicista classica, diplomandosi in violocello, per assaporare quindi un viaggio a ritroso nelle direzione del folk e del blues, nonché verso i profumi della cultura creola della Lousiana, suo luogo di adozione.

Tutto questo fardello musicale si è oggi unito magicamente all'amore incondizionato per la poesia di Langston Hughes, figura cardine della letteratura afro-americana denominata jazz poetry a cavallo fra gli anni 20 e 30, animatore della cosiddetta Harlem Reinassance e portavoce dell'orgoglio nero verso una piena riscossa intellettuale e un riconoscimento della propria dignità di uomini. Sono infatti alcuni versi di Hughes ad essere musicati dalla stessa McCalla per l'occasione, arricchendo quindi il piatto già seducente di Vari-Colored Songs attraverso un mix di canzoni originali e traditional. Nella prima categoria ricadono quelle poesie che la nostra Leyla leggeva da adolescente, quando i genitori le fecero scoprire Hughes: Heart of Gold, Girl, le drammatiche tonalità di Song for a Dark Girl e Too Blue, in cui la condizione del popolo afro-americano, ben prima della presa di coscienza sui diritti civili, e il nitido linguaggio blues delle liriche salgono prepotentemente a galla.

Per dare voce a questo materiale, Vari-Colored Songs sceglie l'accento più scarno possibile, una diafana ballata dalle trame folk cameristiche: il violocello è spesso usato dalla protagonista come strumento ritmico, mentre pochi compagni lo circondano, dalla pedal steel di Tom Pryor alla chitarra dell'ospite Luke Winslow-King. Nei brani di derivazione haitiana, invece, il banjo tenore assume il ruolo guida, spostando il baricentro verso la danzereccia e perduta malinconia delle luminose Mesi Bondye, Manman Mwen e Rose Marie. La capacità di Leyla McClalla di muoversi dentro le diverse tradizioni e i linguaggi meticci colpisce favorevolmente per la assoluta assenza di accademia, anche quando il disco si fa austero, impegnativo nella sua natura così umile. In Love Again Blues entrano in circolo con più prepotenza le ascendenze sudiste della musicista: un fiddle e la chitarra dal piglio country blues di King trascinano allora verso i crocicchi, che tuttavia restano un episodio isolato nel contesto di Vari-Colored Songs. La lingua di quest'ultimo è semmai quella elegante e rigorosa di Search e Changing Tide, altri esempi di una folk music profonda, mai svenduta alla semplice calligrafia.



    


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