1980-1989, 100 dischi da "Strade Blu"


a cura di Gianfranco Callieri (GC), Fabio Cerbone (FC), Marco Denti (MD), Gabriele Gatto (GG), Nicola Gervasini (NG), Yuri Susanna (YS), Gianni Zuretti (GZ)

"Non si esce vivi dagli anni '80": ciclicamente qualcuno torna sempre a ricordarcelo, quasi si trattasse di un monito, di uno spettro che si aggira per le cantine del rock'n'roll, a dimostrazione che c'è stato un momento in cui tutto sembrava agonizzante. La storia, si sa, rimette insieme i cocci, aiuta a superare qualche smodata distorsione della realtà, anche perchè il tempo serve proprio a cancellare i brutti ricordi, e magari a recuperare il perduto, con più accondiscendenza. E allora dagli "sporchi" anni Ottanta si ritorna con un sorriso e con l'idea non balzana che sia accaduto qualcosa di importante, anche e soprattutto per chi segue le sorti delle radici del rock e di tutto l'immaginario che vi gira intorno. Ci siamo abituati alla filastrocca che quel decennio abbia visto crollare la purezza e l'anarchia di chi lo aveva preceduto - i Settanta dei solitari folksinger, dei rozzi sudisti, dei rocker da strada e dei poeti urbani, nonchè dei folli dissacratori del punk - scivolando in una spirale di batterie sintetiche, capigliature new romatic, tipi da spiaggia, discoteche alla moda e video a rotazione sulla nuova bibbia del vuoto mediatico, MTV. Come negarlo: "Video kill the radio stars" e "I want my MTV" ad ogni ora, ma questa era soltanto la superficie, nemmeno così degenere alla luce dei suoi sviluppi. Si, perchè dopo è arrivato il peggio, lo dovreste sapere, e l'industria discografica ha cominciato a scricchiolare sul serio, fra divi di plastica e "lookologi" pagati ad hoc per inventarsi il fenomeno di turno. Il cd d'altronde doveva fare sfaceli e rimpinguare le cassa, spazzare la polvere dei vinili e aprire nuove stagioni dorate: oggi sappiamo bene come stanno le cose, ed è già tanto se il "compact disc" non finirà in soffitta. L'importante è sapere che l'onda anomala del rockn'roll era sempre li, nei basements, dietro l'angolo, in un club stretto e affollato: è sempre andata così e non dovrebbe cambiare in futuro, se dio vuole. L'underground, quella bella parola che ogni tanto la critica tira fuori a casaccio, era pronto allora a guardarsi alle spalle, a fare i bagagli dal grigiore dei piani alti per riflettere su se stesso, su un passato da riverniciare, forse per dare un senso al presente mai così refrattario all'onestà del gesto rock. Già, proprio allora, in mezzo ai capelli cotonati, alle improbabili calzamaglie e alle catene più minacciose, il fiume sotterraneo del cosiddetto post-punk cominciava ad indagare sul percorso storico del rock'n'roll, un viaggio a ritroso che in fondo troverà il suo naturale sbocco esattamente nei dieci anni successivi, fra la sconfinata provincia americana dell'alternative country. Nel frattempo qualcuno cominciava a parlare di uno strano ibrido chiamato roots rock e di "nuovo tradizionalismo" (Blasters, Los Lobos, Steve Earle, Dwight Yoakam...), mentre si bruciavano rock'n'roll band (Dream Syndicate, Del Fuegos, Long Ryders...) al ritmo di un batter d'ali: è impressionante infatti scorerre la lista dei 100 dischi che abbiamo messo in sequenza, scovando esordi fragorosi e dimenticati dove lo zampino di una grande major (Columbia, A&M, Warner, MCA, non mancava davvero nessuna) non lo si negava nemmeno al più reietto dei loser. Dunque si esce vivi e rincuorati dagli anni '80, ancora di più se si passano in rassegna queste registrazioni - alte e basse, essenziali e marginali, come già ribadito per lo speciale sugli anni '90 - che suoneranno magari datate in alcune soluzioni sonore, ma mai così intelligenti, naif, coraggiose, sovente lanciate in un "mordi e fuggi" di cui noi francamente non ci siamo affatto dimenticati. E allora fuoco alle polveri: ecco a voi i 100 dischi da Strade Blu 1980-1989. Tutto come sempre ad uso e consumo dei lettori di RootsHighway, buona lettura.
(Fabio Cerbone)

* un disco a testa come regola di base, con 3 eccezioni per artisti che abbiamo considerato troppo importanti per il discorso del "rock delle radici" da ridurli ad una sola scelta

** nessun intento classificatorio: i dischi seguono un percorso cronologico dal 1980 al 1989

*** dove è stato possibile, abbiamo indicato sotto ogni recensione un altro disco dello stesso artista affine per spirito e ispirazione

**** 100 dischi americani (no Uk, Irlanda, Europa): questa volta però con l'eccezione imprescindibile di alcuni artisti australiani, a testimonianza di una terra musicale mai così fertile, che proprio all'epoca usciva allo scoperto avvicinandosi all'America