- - - - - - Torna all'introduzione - - - - - -

1970
The Byrds
 Untitled  [Columbia]

Eliminate tutte le più grandi eminenze grigie passate sotto la sigla Byrds (Crosby, Clark, Parsons), Roger McGuinn traghettò la seconda parte della storia del gruppo nelle acque placide e sicure del nuovo country-rock, tra le accuse di essere il primo reazionario rock o di essersi piegato a mere logiche di mercato. Oggi sappiamo quanto invece il suo progetto fosse sinceramente votato ad una ricerca musicale, e i frutti sono ancora oggi tutt'altro che trascurabili, sebbene privi della portata innovativa della prima era Byrds. Equamente diviso tra un disco live che rileggeva il passato attraverso la chitarra di Clarence White e uno in studio con nuovi classici, Untitled resta il disco che meglio ha rappresentato il passaggio del testimone tra gli anni 60 e i 70. Chiedetelo a Tom Petty perché questo sia stato importante. (NG)

http://youtu.be/pIFplonFHT8 (Video)

Take #2, prova anche: Farther Along (Columbia 1971)


-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-


1970
Creedence Clearwater Revival
 Cosmo's Factory  [Fantasy]

Quintessenza del rock americano che scende in strada e rivolta il passato delle sue radici, senza alcuna nostalgia fine a se stessa, Cosmo's Factory è lo zenith del Fogerty-pensiero, deus ex machina di una rock'n'roll band che ha fatto della forza del 45 giri una forma d'arte sublime. Fondamento di un rock operaio che influenzerà generazioni a venire, il disco è il quarto di una serie pubblicata nel giro di un anno e mezzo, sintomo di un gruppo (e di un autore) in stato di grazia. Condensato micidiale delle pulsioni dei Creedence e dell'epoca in cui operano: il ruggito roots rock di Up Around the Bend e Travelin' Band si unisce al fango swamp di Run Through the Jungle e alla danza country di Lookin' at my Backdoor, mentre la band si spinge verso le dilatazioni della psichedelia nella piccola suite Ramble Tumble, così come nella strepitosa riedizione del classico di Marvin Gaye I Heard Through the Grapevine. Nel mezzo l'immortale inno di Who'll Stop The Rain e le ombre del Vietnam. (FC)

http://youtu.be/RqZhM75aGMg (Video)

Take #2, prova anche: Pendolum (Fantasy 1971)


-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-


1970
Grateful Dead
 American Beauty  [Warner]

Dei tredici album realizzati in studio dal "Morto Riconoscente", il più bello, il più fresco, accessibile e lineare nonché, incredibile a dirsi, il più venduto. I Grateful Dead di American Beauty, come quelli del precedente Workingman's Dead (nato pochi mesi prima), non guardano ai panorami degli States con l'occhio estatico di Crosby, Stills & Nash: sanno di non essere altrettanto bravi a cantare, sicché il loro viaggio on the road tra sogni, motori, pioggia, ragazze, amici vecchi e nuovi e qualche fuorilegge si incardina su quei binari tra country e folk che sulle due coste nessuno conosce più. I testi visionari di Robert Hunter si affacciano sulla Bibbia e sulla tradizione anglo-irlandese, il gruppo scivola sugli angoli più riposti della musica roots con scioltezza olimpica, la pedal-steel di Jerry Garcia affresca volte celesti di sobria nostalgia. Non il più strano tra i trip dei Dead, è chiaro, ma il più appagante per chi, oltre allo scheletro, ha sempre voluto anche le rose. (GC)

http://youtu.be/6y3CafoJ2mo (Video)

Take #2, prova anche: Workingman's Dead (Warner 1970)


-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

1970
Jesse Winchester
 Jesse Winchester  [Bearsville]

Robbie Robertson e The Band avevano preso sotto la loro protezione questo giovane pacifista della Lousiana, scappato in Canada per non farsi spedire in Vietnam: ebbero buon occhio perché Winchester, nonostante non abbia avuto grandi riscontri commerciali, è sempre stato musicista e soprattutto compositore rispettato e "saccheggiato" dai colleghi che hanno spesso inciso i suoi brani. La sua penna felice si percepisce già da questo debutto, che sente molto l'influenza dello stile di The Band (Robertson produce e suona e Levon Helm suona batteria e mandolino); vi è un tristezza di fondo in tutto il disco per via dell'esilio, percepibile in Snow e Yankee Lady ma vi sono altre grandi canzoni come la psichedelica Black Dog o la splendida apertura con Payday e Biloxi. E' il disco per entrare nel mondo di Jesse Winchester. (GZ)

http://youtu.be/5EEnfFe9qn0 (Video)

Take #2, prova anche: Thid Down 110 To Go (Bearsville 1972)


-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

1970
John Phillips
 John Phillips (John The Wolfking of L.A.)  [Dunhill]

Chiunque metta su questo disco e non rimanga folgorato dall'incredibile sequenza del lato A (già, perchè per noi certa musica si deve ascoltare ancora su vinile...) non ha un cuore. Le prime cinque canzoni di questo disco messe così, una dietro l'altra, sono uno dei più incredibili miracoli che la musica americana abbia mai offerto. John Phillips all'epoca aveva 35 anni, era uscito da una delle band pop più celebri della storia (Mamas and Papas) ed era pronto a spiccare il volo. L'illusione però durò poco e presto Phillips scomparì dalla scena musicale. Tuttavia, fra echi country e atmosfere più californiane, il disco suona ancora come l'epitaffio della stagione dell'amore californiana, celebrata malinconicamente e con un sempre maggiore distacco, ma è anche uno dei maggiori capolavori del cantautorato californiano di ogni tempo, con la sua vena poetica ed il suo sapore nostalgico e sognatore. (GG)


http://youtu.be/70Wb3POItVI (Video)


-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-


1970
Kris Kristofferson
 Kris Kristofferson  [Monument]

Approdato negli studi di Nashville all'età di 34 anni, Kris Kristofferson è da subito un'anomalia che stravolge i canoni del business musicale cittadino: prima professore e militare in carriera, poi discepolo di Johnny Cash, ribelle e fuorilegge per natura, Kris porta Bob Dylan e la controcultura di fine sixties dentro la country music, avviando a suo modo una rivoluzione. L'omonimo esordio è già leggenda: per la portata epocale di canzoni che diverranno veri e propri standard americani (in mille interpretazioni), per un suono scarno che media tra folk e country rock primordiale riportando tutto all'essenza, per una figura dirompente, a metà fra rockstar, stella del cinema (carriera che di fatto intraprenderà in parallelo) e profeta di un'America in subbuglio. L'album in sé è una successione di eloquenti versi, di poesia di strada e forze oscure (i suoi demoni e forse quelli di una intera generazione) che guidano una scrittura e una musica immediatamente classiche. (FC)

http://youtu.be/YcPW6R9yRzE (Video)

Take #2, prova anche: The Silver Tongued Devile and I (Monument 1971)


-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-


1970
Paul Siebel
 Woodsmoke and Oranges  [Elektra]

Se Paul Siebel fosse nato vent'anni prima, sarebbe divenuto senza dubbio uno degli autori più influenti di tutti i tempi. Personaggio fuori dal tempo, Siebel faceva country puro in un'epoca in cui questa musica aveva perso gran parte della presa che aveva avuto negli anni Cinquanta. Ad ascoltarlo attentamente, a qualcuno questo giovanotto poteva sembrare una sorta di figlio illegittimo nato da un'improbabile unione fra Hank Williams e Buck Owens, troppo demodè per avere successo nel 1970. Tuttavia, il suo debutto Woodsmoke and oranges rimane ancora oggi uno dei dischi più freschi e vitali usciti in quel periodo, con almeno una canzone, quella Louise, interpretata negli anni da Cash, Tom Waits, Willy DeVille e tanti altri ancora, entrata di diritto nell'ideale antologia della canzone americana di ogni tempo. Dopo un secondo disco altrettanto bello, Siebel si ritirò dalla musica per tornare a fare il boscaiolo. Insomma, il roots-man per eccellenza! Da riscoprire. (GG)

http://youtu.be/lAX3uuun_Ls (Video)

Take #2, prova anche: Jack Knife Gipsy (Elektra 1971)


-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-


1970
Carole King
 Tapestry  [A&M]

Più di dieci anni passati in un palazzo a scrivere classici per altre voci, poi la separazione dal fido co-autore Gerry Goffin, e infine la decisione di provarci da sola. La proverbiale timidezza di Carole King trovò nel suo secondo disco la propria sublimazione, finendo per creare la matrice di ogni disco di pop femminile che si rispetti. Immerso molto più nel nuovo folk della West Coast che nel pop-soul da cui molti di questi brani provenivano, Tapestry è l'icona della perfezione melodica degli anni 70. Diviso tra brani già noti e nuovi classici (su tutte It's Too Late e You've Got A Friend), è stato forse l'ultimo anello di congiunzione tra musica d'autore e musica commerciale, tanto che qui potete trovare le radici sia di Christina Aguilera (che plagerà di fatto Beautiful) come di Natalie Merchant. (NG)

http://youtu.be/hoHuxpa4h48 (Video)

Take #2, prova anche: Rhymes & Reasons (Epic 1972)


-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-


1971
Crazy Horse
 Crazy Horse  [Reprise]

Lasciato libero di pascolare allo stato brado da Neil Young, che in quei giorni era a zonzo con Crosby Stills & Nash, il Cavallo Pazzo può finalmente correre sbrigliato nei prati. Ma senza allontanarsi molto da quel rock dal profilo hard e dall'anima country che era solito masticare, nonostante il pungolo dei membri aggiunti Jack Nitzsche e Nils Lofgren. Il cuore del disco sono le composizioni di Danny Whitten: ricordiamo la cadenzata Downtown (un velato invito ad andare a procurarsi una dose in centro) e la ballata I Don't Want to Talk About It, poi diventata merce da classifica in mano a Rod Stewart. La morte di Whitten, diciotto mesi dopo la pubblicazione del disco, priverà il gruppo della penna più dotata, impedendo ai Crazy Horse, nelle successive sgroppate in solitaria, di ripetersi ancora a questi livelli. (YS)

http://youtu.be/uN8uiFnkz-w (Video)

Take #2, prova anche: Crazy Moon (RCA 1978)

-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-.-

1971
Delaney & Bonnie
 Motel Shot  [Atco]

Umori da profondo sud e atmosfere di blue-eyed soul maledetto e sporco con la voce "jopliana" di Bonnie, la risposta americana a Dusty Springfield e ospiti di prim'ordine, dall'immancabile Duane Allman alle chitarre a Joe Cocker e Leon Russell. Le ambientazioni sono le spesso malfamate camere di motel dove i musicisti passano gran parte del loro tempo prima e dopo i concerti, improvvisando con strumenti acustici, bottiglie, tamburelli e tastiere scordate blues del delta, country song e gospel tradizionali, come Will The Circle Be Unbroken e la loro hit Never Ending Song Of Love. Una piccola gemma di black music e gospel orgiastico suonato da bianchi. (EM)

http://youtu.be/Jv4zu2ngr5s (Video)

Take #2, prova anche: D&B Together (Columbia 1972)



- - - - - - Prosegui - prossimi 10 - - - - - -