Cat Power - You Are Free Matador 2003

Chan Marshall, in arte Cat Power, è sulla bocca di tutti: nome di punta di un rinnovamento folk al femmiile che dalla lezione di bassa fedeltà dell'indie rock si sta spostando verso la tradizione e oltre. Si, perchè rispetto ai sussurri, all'incertezza arruffata dei suoi primi vaginti (l'accopiata Dear Sir e Myra Lee), rispetto anche al già celebrato Moon Pix, oggi il suo percorso artistico comincia farsi un poco più chiaro e soprattutto consistente. Non piacerà forse a chi la preferiva musa fragile e contorta, tutta incentrata su emozioni a fior di pelle. Eppure, date retta, non fatevi ingannare dalla presenza ingombrante di Dave Grohl, Eddie Vedder e Warren Ellis tra gli ospiti di riguardo di questo nuovo mirabile lavoro della signorina Chan Marshallr: sono partecipazioni che aiutano forse la promozione del disco e del personaggio, ma in fondo del tutto secondarie se rapportate alla forza della stessa protagonista, ed in fondo nemmeno tanto sbandierate, se è vero che i nomi sono quasi nascosti tra le note del cd (bella confezione cartonata e immagini un po' misteriose e sfuggenti). La sostanza sta tutta in quella voce malinconica e tormentata, nella capacità di creare ballate sospese tra grazia e inquietudine, mischiando le sue radici sudiste (la ragazza è originaria di Atlanta) con i migliori frutti della New York post-punk e il folk minimalista di oggigiorno. You Are Free è la prima raccolta di materiale originale da quattro lunghi anni a questa parte, dopo la parentesi non troppo entusiasmante di The Covers Record, e si riallaccia idealmente a quanto proposto in passato, scavando ulteriormente in uno stile davvero unico, portandolo insomma oltre, alla definitiva maturazione. Che siano ballate pianistiche sussurrate (I Don't Blame You, Maybe Not, Names), oscuri blues (Shaking Paper) folk songs solenni (Fool), waltzer depressi (Werewolf), tutte le sue canzoni espongono quel tratto distintivo di grande armonia che guida la sua voce. Cat Power è libera, libera dalle ferite e dal dolore del passato, più in pace con se stessa insomma. Non può che far bene alla sua musica, mai così avvincente.
(Fabio Cerbone)


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