Chi ha seguito anche da lontano Kenny Wayne Shepherd conosce la sua storia:
nato a Shreveport in Louisiana nel '77, etichettato come giovane prodigio della
chitarra blues, cresciuto con il mito di Stevie Ray Vaughan, firma il suo primo
contratto discografico a sedici anni dopo essere salito sul palco con B.B. King
e Bryan Lee ed esordisce con il notevole Ledbetter Heights nel '95, coniugando
ottime critiche e vendite rilevanti per un disco di rock blues. Si ripete parzialmente
con Trouble Is, ma nei dischi successivi riesce a mantenere un trend positivo
di vendite con un rock di grana grossa superficialmente venato di blues, tradendo
le promesse giovanili. Come altri talenti della chitarra rock degli anni novanta
(Jonny Lang e Jeff Healey i primi che mi vengono in mente) dimostra limiti compositivi
e soffre i condizionamenti dei discografici.
Dopo una lunga pausa e un evidente ripensamento alle scelte fatte riparte
nel 2007 con 10 Days Out: Blues Form The Backroads, un brillante dvd/cd
con il quale ritorna alle origini e alle sue radici, accompagnando con
umiltà vecchi bluesman in un viaggio emozionante e musicalmente apprezzabile.
Il successivo disco dal vivo e How
I Go di tre anni fa hanno confermato un ritrovato feeling
con il blues, sempre filtrato da una sensibilità rock e da qualche decibel
di troppo. Ora con Goin' Home Kenny torna davvero a casa,
registrando a Shreveport un disco con dodici tracce degli artisti blues
che lo hanno maggiormente ispirato. Un disco di covers, forse il suo migliore
in studio, un complimento ma anche un limite, non essendoci tracce autografe.
A differenza di altri Shepherd ha sempre avuto un'ottima band, a partire
dal potente cantante Noah Hunt, proseguendo con il batterista Chris Layton
(SRV, Arc Angels, Storyville), il bassista Tony Franklin (The Firm, Pat
Travers) e il tastierista Riley Osbourn (Lyle Lovett, Willie Nelson).
In questo disco si aggiungono alcuni ospiti non sempre indispensabili.
Le tracce migliori mi sembrano l'entusiasmante opener Palace
Of The King, permeata di soul con fiati e cori femminili, gli slow
Everything Gonna Be Alright che ricorda i
primi Savoy Brown e You Done Lost Your Good Thing Now ispirata dalla versione
di B.B. King in Live At The Regal, il tosto rock blues di I
Love The Life I Live con il chitarrone di Joe Walsh, una fluida Breaking
Up Somebody's Home nella quale Kenny duetta con Warren Haynes
sia alla voce che alla chitarra, l'eccitante errebi di You Can't Judge A Book
By The Cover e una poderosa Born Under A Bad Sign
con la voce di Keb' Mo' e i fiati della Rebirth Brass Band.
La
versione deluxe aggiunge tre tracce non trascendentali, inferiori a quelle scelte
per la versione normale. Goin' Home conferma che KWS ha trovato una sua dimensione
come interprete, fermi restando i dubbi sui suoi limiti compositivi e di personalità.