:: IL LIBRO (a cura di Fabio Cerbone)

David Nieri
Da Cat Stevens a Yusuf Islam
Quattro passi all'ombra della luna

[Pacini editore pp. 160]

Acquista da Amazon.it

Aprire uno sguardo entusiasta su un artista è il modo migliore per introdurre una collana che ha preso il coraggio di chiamarsi Fanclub. La conferma è data proprio dal primo volume, firmato dallo stesso direttore di collana David Nieri: Cat Stevens è infatti una scelta che si svela meno scontata di quanto potrebbe far pensare la grande partecipazione che ancora oggi smuove uno dei songwriter più amati e di successo degli anni '70. Il motivo è più semplice del previsto e lo trovate nel titolo: Da Cat Stevens a Yusuf Islam. Quattro passi all'ombra della luna è il racconto di un solo artista eppure di due persone, o meglio la cronaca di una storia a suo modo unica nell'universo scintillante della moderna popular music. Con tutte le sue contraddizioni, anche irrisolte, i sospetti, i ripensamenti che circondano una figura mai troppo considerata a fondo, spesso ricordata con parzialità. Non c'è un Cat Stevens senza uno Yusuf Islam e viceversa.

Il vero nome all'anagrafe, Steven Demetre Georgiou, ragazzo inglese di origini greche, a ben vedere svela persino una terza identità e allora la questione comincia a farsi complicata e interessante, nonostante per molti forse ne rimanga soltanto uno e uno solo di Cat Stevens, per intenderci quello di Father and Son, di Wild World, di Tea for Tillerman e Teaser and the Firecat (li hanno appena omaggiati di una ristampa deluxe, onore che spetta alle cose che contano, e li trovate indagati qui di seguito), quello insomma del successo travolgente, di un'ascesa che sembrava inarrestabile. Un giorno quel ragazzo è sceso dal treno, ha detto basta a molte cose, aspettative e pressioni prima di tutto, falsità ed evanescenze di conseguenza, e lo ha fatto con uno strappo indicibile, controcorrente soprattutto nella scelta di vita: Yusuf Islam è divenuta la sua nuova identità, aprendosi non solo alla spiritualità, alla religione, a temi che in fondo facevano già parte delle sue canzoni, seppure in forme diverse, ma anche ad una concezione antitetica, verrebbe da dire "rivoluzionaria" rispetto al mondo pop occidentale da cui veniva.

David Nieri in Da Cat Stevens a Yusuf Islam. Quattro passi all'ombra della luna prova ad agguantare il mistero di questo passaggio: lo fa dividendo il libro in due grandi macro-capitoli, prima addentrandosi in modo lineare nelle tappe del suo percorso discografico, dall'ascesa alla crisi, quindi analizzando scrupolosamente le canzoni. Ne risulta una continuità che anche negli episodi più controversi lascia aperta una porta sulla coscienza di un artista assolutamente personale, probabilmete il prototipo di tutti quei songwriter che a partire dagli anni '70 hanno sentito il vento gelido del riflusso, della sconiftta di certi ideali penetrare nella loro anima, ed hanno allora volto lo sguardo nell'intimo e nella spiritualità.

Con una interessante postfazione firmata dall'imam Yahya Pallavicini di COREIS (Comunità Religiosa Islamica), che prova a cogliere il senso della scelta spirituale di Yusuf Islam e del suo sguardo musicale oggi volto prima di tutto a Dio, Da Cat Stevens a Yusuf Islam. Quattro passi all'ombra della luna unisce il semplice saggio critico musicale con la possibilità di inquadrare uno scorcio su qualcosa di più complesso. Non è forse l'obiettivo principale del libro, che sembra piuttosto suggerire e lasciare al lettore la curiosità di giudicare meglio il personaggio Cat Stevens, ma merita di essere seguito.
(Fabio Cerbone)

 

:: LE RISTAMPE (a cura di David Nieri)


Pensando a Cat Stevens è inevitabile soffermarci e centellinare ancora i suoi classici senza tempo, quelli racchiusi come una perla in un biennio folgorante, straordinario, irripetibile. Tra il 1970 e il 1971 il cantautore inglese riuscì a esprimere il meglio della sua arte, quel cantautorato intimo che rispondeva a un'esigenza introspettiva, fatale risposta alle domande che non avevano trovato il vento ideale attraverso il quale disperdere certezze e sensazioni. Dopo un primo scorcio di carriera infarcito di pop a pronta presa e un ricovero in ospedale a causa di una grave forma di tubercolosi, Stevens lasciò la Deram rinunciando a facili guadagni per seguire il suo istinto, quello che alla fine degli anni settanta lo porterà ad abbandonare del tutto la scena musicale. La sua rinascita e il conseguente passaggio alla Island segnano quanto di meglio si possa pretendere da un cantautore: tre dischi bellissimi, Mona Bone Jakon, Tea For The Tillerman e Teaser And The Firecat, gli ultimi due tra i capolavori assoluti della musica di ogni tempo. Le versioni deluxe sono curate dallo stesso Yusuf (il nome attuale dell'artista convertitosi all'Islam) e corredate da brevi commenti alle singole canzoni da parte del produttore Paul Samwell-Smith e il fido chitarrista Alun Davies.

Cat Stevens
Tea for the Tillerman
[
A&M/Universal Deluxe Edition 2CD]

Uscito nel novembre del 1970, Tea For The Tillerman fa volare Cat Stevens nell'orbita dei maestri. Il pubblico scopre un artista diverso rispetto agli esordi, capace di ritagliare i perimetri dell'anima con una voce e una sensibilità particolari, ingredienti che imprimono ai ritratti acustici uno stile unico e personale. Ci sono alcune gemme che vivono un'eterna giovinezza, da Where Do The Children Play?, in cui il mondo dell'infanzia inizia a fare capolino nelle percezioni di un'artista che spesso vi si rifugia per sfuggire il presente, fino a Father And Son, quello straordinario dialogo universale a due voci tra padre e figlio, una canzone che rasenta la perfezione e in cui tutti noi possiamo riconoscerci. Se Wild World aveva quasi rischiato di non essere incisa dal suo autore (la cover di Jimmy Cliff aveva riscosso un ottimo successo), Hard Headed Woman è il primo riferimento al music business e ai falsi valori che ruotano intorno, altro classico irrinunciabile. Ma la qualità di tutto il disco non si può discutere, dal vivido profilo di solitudine di Sad Lisa, passando attraverso il misticismo di Into White, fino alle prime 'confessioni' rappresentate da On The Road To Find Out e Miles From Nowhere. Bel suono, ottima rimasterizzazione, nel disco di bonus si fanno notare i demo di Wild World e Miles From Nowhere e le versioni live al Troubadour di Los Angeles di Longer Boats e Into White, inediti assoluti.

Cat Stevens
Teaser and the Firecat
[
A&M/Universal Deluxe Edition 2CD]

Neanche un anno dopo Cat Stevens si riaffaccia sul mercato con un nuovo lavoro, e ancora una volta la scaletta tesse la tela delle meraviglie. C'è più cura nel suono, anche se l'impianto acustico resta immutato, le liriche si rivolgono al sole, con l'ombra della luna in agguato e già presente nei sogni dell'artista. The Wind è un magistrale esempio di come due minuti scarsi di canzone possano racchiudere un universo in un arpeggio di chitarra, Morning Has Broken si apre con un piano da favola, come favolistico è l'incedere di Moonshadow, un brano intriso di significati profondi, mentre Peace Train è un anelito di pace che respira il soffio del vento lennoniano e della sua mitica Imagine. Accanto a questi classici, comprimari di lusso come How Can I Tell You, una love song eterea e delicata, Tuesday's Dead, ritmi caraibici e linea melodica travolgente, If I Laugh, delizioso affresco intimo e malinconico, Rubylove, con il suono limpido e affascinante del bouzouki, e il rock acustico di Bitterblue e Changes IV. Nel secondo cd una serie di demo dei brani in questione offre uno spaccato di voce e chitarra che già imprigiona l'alone magico delle composizioni. Molto bella, poi, l'esecuzione live al Troubadour di Moonshadow. Le altre sono versioni già conosciute agli appassionati.

 

:: L'INEDITO (a cura di David Nieri)


Cronaca di una scoperta
L'inizio della conversione dell'uomo e dell'artista Cat Stevens

Malibu, California, estate 1975.
Un artista in crisi con la sua coscienza, le sue proiezioni, i suoi incubi, le sue paure.
Cat Stevens è un artista in fase calante, come la luna che ha cantato solo pochi anni prima e che ha contribuito ad accrescere la sua fama. La vena straordinaria che nel giro di un paio d'anni gli ha permesso di scalare le classifiche di mezzo mondo sembra si stia gradualmente esaurendo. Oltretutto la Island ha posticipato l'uscita del suo album già pronto, Numbers, per dare alle stampe una raccolta antologica del suo periodo migliore, quello da Lady D'Arbanville in poi. Stevens non è d'accordo, ma ancora una volta deve sottostare alle esigenze dei discografici, tra i quali Jerry Moss, manager della A&M, l'etichetta che lo rappresenta negli States.
Quella sera è ospite da lui, nella sua villa a pochi metri dal mare. Un sogno, un luogo meraviglioso, ma i suoi pensieri volano altrove. Qualche piccolo intermezzo musicale, poi la resa a un flusso di coscienza che disperde i suoi pensieri come il vento, in altre direzioni. È un'anima in pena, guarda l'orizzonte ma non scorge quella luce che sta cercando ormai da tempo, quasi a riecheggiare una sua canzone di circa cinque anni prima, Fill My Eyes, dove raccontava di una piccola imbarcazione senza timone…
Decide di fare due passi sulla spiaggia, abbandonando una conversazione che gli pesa come e più di un macigno. Si toglie le scarpe e prova un primo brivido a contatto con la sabbia, poi i vestiti, quasi a scrollarsi di dosso un passato che non vuole, cercando di impedire un futuro contaminato da quei giorni vuoti e senza fiato. La temperatura dell'acqua quasi lo invita tra i suoi misteri, il richiamo della vita risuona tra le sue membra in attesa di fuggire da una dimensione terrena, un gioco di voci, quasi ammalianti come il canto delle sirene…
È un attimo.
Il giovane Cat si ritrova immerso tra le onde e quasi si affida a loro, come in un sogno.
È un attimo.
Quando riapre gli occhi si rende conto di essersi allontanato troppo dalla riva.
Cerca di tornare indietro, qualche bracciata violenta, con più forza, ma niente… la sagoma dell'amico Jerry Moss si fa sempre più impercettibile, sembra che un gioco di correnti si stia divertendo con il suo destino, ammesso che ancora ce ne sia uno a diposizione.
Prova a gridare, ma la voce gli resta ancorata in petto, come in quegli incubi in cui si cerca di urlare con tutta la forza a disposizione, senza riuscire a emettere il più debole suono, un'implosione di energia.
Si sente perduto.
La sua vita gli corre davanti in un attimo, neanche trent'anni eppure già così caotica di significato, di successi planetari, di conquiste, una sull'altra. Ma non quella che gli interessa. Le forze cominciano a mancare, si sente perduto. Rinuncia a nuotare e decide di chiamare quell'entità che sta cercando, che ancora non ha un nome, e forse non lo avrà mai. Trova la forza per parlargli.
"Se mi fai uscire vivo da qui dedicherò a te tutta la mia vita".
Non ha la forza di proseguire e si arrende, in attesa che il mare diventi la sua tomba.
Piano piano una debole corrente lo avvolge come un candido lenzuolo e lo porta a riva, senza che lui faccia niente per aiutarla.
Incredulo si ritrova al sicuro, sulla sabbia. Si asciuga, tremando. Non per la paura, non per il freddo.
Ma perché Cat Stevens non esiste più.

(© David Nieri 2008)

 



<Credits>