Dead Man Winter
Furnace
[
Gndwirey/ Goodfellas
2017]

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File Under: alternatve country-soul

di Domenico Grio (30/01/2017)

Qualcuno di recente è arrivato a sostenere che il country sia il rock del nuovo millennio. Questa affermazione, certamente semplicistica, non appare però del tutto azzardata se si vogliono valutare due dati difficilmente confutabili: l'interesse massiccio della nuove generazioni "soniche", non solo degli Stati Uniti, e le continue contaminazioni a cui la musica tradizionale americana è stata, con alterne fortune, sottoposta. Non è un caso del resto che la capitale mondiale della musica oggi sia Austin e che il cinema, sempre molto attento all'evoluzione della cultura giovanile, mostri crescente interesse per il new country o, con formula abusata, per l'alternative country. All'interno di una scena così satura, in realtà il difficile è scovare proposte davvero interessanti, artisti che riescano a coniugare con sapienza la lezione impartita dai vecchi maestri e le idee sviluppate qualche decennio fa da band come gli Uncle Tupelo o i Wiskeytown.

In quest'ambito Dave Simonett, leader dei Dead Man Winter e, prima ancora, dei Trampled By Turtles, è un personaggio che dimostra di conoscere bene la materia e, pur senza brillare particolarmente per originalità, è riuscito a trovare una propria modalità espressiva, semplice, diretta ed accattivante. Furnace è un ottimo disco di country moderno o, se si vuole, di rock "campagnolo", legato profondamente alle radici ma privo di asperità, costruito intorno a canzoni che brillano per intuizioni melodiche e per dei suoni mai eccessivamente ruvidi, eppure non per questo smaccatamente ammiccanti. Dieci episodi in tutto che hanno l'ulteriore pregio di variare a più riprese il percorso, utilizzando molteplici codici del lessico musicale adottato. Si alternano così ballate lente e sinuose (This House is on Fire) o piuttosto avvolgenti e crepuscolari (Cardinal), a momenti più easy (Am I Breaking Down) e persino soul (Weight of the World), a vaghe reminiscenze sixties (You Are out of Control).

Danger invece è un chiaro omaggio (ben riuscito) ai migliori Jayhawks, mentre Destroyed ricorda parecchio nel refrain "Mary", un brano dal sapore bluegrass contenuto nel primo album di Langhorne Slim, così come si possono cogliere evidenti richiami agli Over The Rhine o magari ai sottovalutati Say Zuzu. Insomma, lo spettro è piuttosto ampio e ciò rende certamente merito a questi ragazzi del Minnesota che hanno senza dubbio conoscenze e metodo per farsi notare nell'affollato universo delle rock band emergenti di estrazione roots, dimostrando, al di là delle etichette e degli sforzi ermenuetici profusi dagli addetti ai lavori, di saper davvero fare musica usando cuore, muscoli e cervello.


    


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