:: Pneumonia menù
 


Ultime recensioni:


Seth James
Lessons


Martin Simpson/ Thomm Jutz
Nothing But Green Willow

Cose recenti:

Cat Power
Sings Dylan

Iron and Wine
Who Can See Forever Soundtrack

Carla Olson
Have Harmony, Will Travel 3

Autori Vari
More Than a Whisper: Celebrating The Music of Nanci Griffith

Autori Vari
A Song for Leon. A tribute to Leon Russell

Son Volt
Day of the Doug
The Songs of Doug Sahm

Autori Vari
One Night in Texas: The Next Waltz's Tribute to The Red Headed Stranger

Larry Campbell & Teresa Williams
Live at Levon!

Autori Vari
Stoned Cold Country

Van Morrison
Moving on Skiffle

The Rolling Stones
GRRR Live!

Eric Andersen
Foolish Like the Flowers

David Crosby & The Lighthouse Band
Live at the Capitol Theatre

Sam Bush
Radio John: Songs of John Hartford

Autori Vari
Live Forever: A Tribute to Billy Joe Shaver

Seth Avett
Seth Avett Sings Greg Brown

Steve Earle & The Dukes
Jerry Jeff

David Olney
Evermore + Nevermore
The Final Live in Holland

Eli Paperboy Reed
Down Every Road

Eric Bibb
Live from the Archives vol.2

Larry Campbell & Teresa Williams
Live from the Archives vol.1

Edgar Winter
Brother Johnny

Bob Weir & Wolf Bros
Live in Colorado

Cowboy Junkies
Songs of the Recollection

Tony Coleman &
Henry Carpaneto

Live European Tour 2019


 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 
Pneumonia   tributi, cover e dischi dal vivo
Condividi

 
 

The Taj Mahal Sextet
Swingin' Live At The Church
In Tulsa

[Lightning Rod 2024]

Sulla rete: tajblues.com

File Under: blues legend live set


di Gianni Del Savio (29/03/2024)

Henry Saint Clair Fredericks - suo più articolato e vero nome -, eccellente artista newyorkese ora ottantunenne, ha “percorso il tempo” offrendo quasi sempre opere discografiche di livello medio-alto. Qualsiasi genere abbia toccato: dal blues, al folk di vario riferimento, in particolare caraibico, al rock cantautorale e altro. Insomma, un genuino divulgatore di una vasta gamma di colori e sfumature dell’arte musicale e narrativa, che si è avvalso anche della collaborazione di alcuni dei più vari e talentuosi strumentisti. Un eclettismo che, non per nulla, lo ha visto incrociare pure il grande Ry Cooder (quasi ad inizio carriera, coi Rising Sons, ma anche in tempi recenti), altro diffusore del “verbo multiculturale ed etnico”. In ordine sparso, oltre che con lui, Mahal ha collaborato e lasciato il suo segno con una serie di artisti che rispondono ai nomi di Jesse Ed Davis, Etta James, Keb’ Mo, Canned Heat, Los Lobos, Ben Harper, Rolling Stones, nonché Leon Russell.

Proprio agli ex-studios di Russell, scomparso otto anni fa in Tennessee, Taj Mahal (chitarra, banjo, ukulele, piano e voce) si è ritrovato con un gruppo di musicisti per ricavarne un godibile “live”: Bobby Ingano (lap steel hawaiana e Fender Stratocaster), Bill Rich (basso), Kester Smith (batteria), Rob Ickes (dobro), Trey Hensley (chitarra acustica e voce). Sono dodici i brani ricavati da quell’incontro a Tulsa, Oklahoma. Certo, non ci possiamo aspettare l’impatto che a suo tempo ebbero alcuni degli stessi titoli qui ripresi, ma bravura e voglia di comunicare giocano in favore della session festaiola. Un’occhiata al repertorio, rileva anche la presenza/ripresa di classici del suo pluriennale e variegato percorso: tra questi Mailbox Blues, Sitting On the Top of the World, Mean Old World, Corrina.

La serata si apre proprio con uno dei temi più accattivanti del suo “sguardo romantico”, rivolto a impegnativi rapporti interpersonali: Betty and Dupree (scritta e interpretata da Chuck Willis nel ‘58), di cui, in Taj Mahal and the Hula Blues (‘97), il nostro ne fece un’imperdibile, commovente versione: qui, il cullante, cadenzato slow, inizia con un suo incitamento. A seguire, Queen Bee, dalle coloriture caraibiche, segnate dal tocco leggero della chitarra. Sempre su livelli interpretativi di discreto, accattivante impatto, propone Lovin’ In My Baby’s Eyes. Quasi tutti i brani che seguono sono di tasso mediamente più consistente. A partire dallo strumentale Waiting For My Papa to Come Home, che utilizza un’ampia gamma di esotiche tinte hawaiane e folk-blues (anche la dobro offre il suo incisivo apporto). Una trama sonora che caratterizza pure l’abrasivo Slow Drag e il marcato Sitting On the Top of the World (di Howlin’ Wolf), dalle efficaci trame chitarristiche.

Sono ancora tessiture caraibiche quelle che, nella “introduzione” di Twilight In Hawaii, accarezzano le languide note dello strumentale dal titolo esplicito, evocativo. Nella festa trova posto anche Corrina (uno dei temi blues/r&b che lo riportano a vari anni addietro, coi Rising Sons): versione un po’ scontata, comunque gradevole. A chiudere la serata è Mean Old World, un classico del grande chitarrista T-Bone Walker (un’ottantina d’anni fa…). E’ un mid-tempo blues-jazz, ben cadenzato, in cui voce, piano e strumenti “comprimari” offrono i colori di una solida riverniciatura.

Insomma, anche forti del rispetto di non poco conto, possiamo applaudire la pluriennale arte comunicativa dell’eclettico artista e le tonalità abrasivo-sentimentali della sua voce.




 

 

info@rootshighway.it