Johnny Cash
American III, Solitary Man
American/ Sony
2000



Il primo capitolo degli ormai celebrati American recordings era interamente acustico e solitario e sorprese il mondo per la sua cruda bellezza; il secondo episodio Unchained ha recuperato invece il suono più elettrico degli anni con la Sun e la Columbia; ora a Johnny Cash non restava altro che mettere insieme le due cose: American III è uno splendido disco acustico che però non suona spoglio come l'esordio, ma è full band potremmo dire, pieno di chitarre acustiche, pianoforti, violini, di una musica densa e sulla quale aleggia uno spirito religioso, se vogliamo persino mortale. Johnny Cash è malato, lo sappiamo da tempo, e il terzo capitolo degli American Recordings non fa nulla per nasconderlo all'ascoltatore: si parte proprio dal famoso brano di Neil Diamond, Solitary Man, per capire la sofferenza del'uomo in nero, la sua solitudine faccia a faccia con la malattia e gli anni che passano. La selezione dei brani è strepitosa, se possibile ancora più intensa rispetto all'acclamato esordio: insieme Rick Rubin questa volta Cash ha pescato autentici gioielli folk come I See a Darkness di Will Oldham (da brividi lungo la schiena), The Mercy Seat in duetto con Nick Cave e poi ancora una spoglia versione di One degli U2 che supera quasi l'originale (o comunque la trasforma radicalmente in quanto a carica spirituale). Nella seconda parte invece sbuca fuori il Johnny Cash più "tradizionalista" con l'amico Merle Haggard in I'm Leaving Now o il classico gospel Wayfaring Stranger, mentre il brano più serenno sembra essere proprio l'iniziale I Won't Back Down, la celebre rock song di Tom Petty (c'è ancora lui con tutti gli Heartbreakers a suonare nel disco) qui resa in una commovente atmosfera folk. Il sound delle acustiche è davvero avvolgente e profondo, la voce di Cash si spezza ma non cede e American III risulta un altro irrinunciabile tassello nella rinascita artistica di questo grande uomo americano.

www.johnnycash.com