The Volebeats
Mosquito Spiral
Blue Rose
2000




Inversione di marcia per il quintetto di Detroit, che tanto aveva impressionato con il precedente Solitude. Quel disco, in gran parte strumentale, oscuro ed affascinante, li aveva segnalati come un interessante progetto a metà strada tra il deset sound dei Calexico, la surf music e Morricone, facendo guadagnare punti al gruppo tra il pubblico più alternativo. Ironia della sorte, i vecchi fans dei Volebeats si sentirono traditi dal cambio di rotta, rinnegando quell'episodio, e proprio con la pubblicazione di Mosquito Spiral sono tornate a farsi sentire le lodi: dando un rapido scorcio alle recensioni in rete, sembra infatti che ci sia molta soddisfazione per il ritorno al buon vecchio country rock con cui la band aveva debuttato. Divergenze a parte, a me pare che quest'ultimo lavoro sia tutt'altro che entusiasmante, così fiaccamente adagiato sulla rivisitazione, direi quasi maniacale, di certe sonorità storiche del country rock, con l'aggiunta di una onnipresente vena pop. Ineccepibile dal punto di vista strumentale, con i soliti rimarchevoli impasti vocali, Mosquito Spiral riesce a salvarsi in corner grazie alla meticolosa reinterpretazione del passato fatta dal gruppo, ma latita completamente in fatto di canzoni ed idee originali. Si tratta sotanzialmente di una grande abbuffata di chitarre jingle jangle (Radio flyer, Not here not gone, I don't want to cry tonight), omaggi (o scopiazzature?) ai Byrds, qualche spruzzata country di derivazione Gram Parsons (I tried to tell you, Bus stop) e melodie perennemente in debito con l'onda beat di fine sixties (I just want someone to love è quasi imbarazzante nel suo revival spinto agli estremi). A volte si ha addirittura l'impressione di trovarsi di fronte ai primi R.E.M., acerbi ed ancora un poco derivativi (da sentire Feel the same o Tether), oppure ad un'altra band byrdsiana per eccellenza come i Feelies, senza tuttavia possederne la stessa sensibilità. I momenti migliori vengono sfiorati solamente nell'aria western di Voles in NYC, dove si ritrovano gli umori del passato sovrapposti al nuovo (??) ritrovato corso "Byrdsiano". Due stelle per l'eleganza e la formalità dell'interpretazione, se vi accontentate...