Mount Pilot
Mount Pilot
Doolittle
2000



Tra le giovani leve del roots-rock provinciale di questi anni non godono ancora di un grosso seguito, eppure i texani Mount Pilot sono una interessante realtà da scoprire, visto anche che i loro due dischi sono stati pubblicati sotto le cure di una valida casa discografica come la Doolittle, tra le più attive nel campo (Bottlerockets e Slobberbone tra i suoi adepti). Se l’esordio del ’97, prodotto da un certo John Keane (già con i R.E.M.), li vedeva incrociare ballate country, bluegrass e rozzo rock’n’roll, generando una miscela scoppiettante di alternative-country, l’abbandono della chitarra di Jon Williams, l’anima più tradizionale del gruppo, ha spostato sensibilmente il baricentro della loro proposta musicale. Matt Weber ha infatti preso in mano la situazione, si è affidato alle attenzioni di Dan Baird, produttore più quadrato e dall’anima rock, ed ha messo a punto un disco più crudo e rockato del precedente. Volutamente intitolato Mount Pilot, a significare una nuova vita per la band, il lavoro non dimentica per strada gli influssi rurali del passato, solo li carica di maggiore elettricità, perdendo forse qualcosa in originalità, ma guadagnandone in compattezza sonora. Efficace e godibile il rock’n’roll di Sunshine, Place your bets e Somethings gotta give sfoderato in apertura e sempre impeccabile il sound delle chitarre, per esempio nel jingle-jangle alla Byrds di Prop me up o nel riff assassino di Save it for sunday. Il vecchio spirito bluegrass e country&western rispunta in O.K. with me, Wishing well e nella conclusiva Last respects, mentre a variare la ricetta ci pensano alcune dolci ballate dai sapori west-coast come Patience e Silverchains ed i profumi sudisti di West coast (scusate la ripetizione non voluta).