Suona un po' come un
disco "tirato via" il nuovo lavoro dei Drive by Truckers, buttato
là come uno straccio bagnato, appoggiato sul bordo di un secchio. Non
che dei modi la band dell'Alabama avesse fatto il proprio credo, tutt'altro,
ed anzi proprio la rabbiosa violenza del loro rock iniettato di punk e
spruzzato di country e blues, unita ad una visione cupa e selvaggia del
profondo Sud degli States erano state le caratteristiche vincenti di un
gruppo che forse proprio con il doppio Southern
Rock Opera - e senza dimenticare i successivi Decoration
Day e Dirty
South - aveva raggiunto un livello superiore. Con A Blessing
and a Curse scendiamo però di grado: la sensazione è quella che
il songwriting di Patterson Hood, Mike Cooley e Jason
Isbell mostri un po' la corda, tanto da rifugiarsi in più di qualche
occasione in "sberle" elettriche un po' fini a se stesse: è il caso di
Feb 14 o di Gravity's Gone, che annaspano in una totale
assenza di idee, oppure di Easy on yourself, confusa e ripetitiva,
con una linea melodica di una banalità sconcertante. Molto meglio Aftermath
U.S.A. che si dibatte sanguinante fra chitarre elettriche adunche
e una voce che sembra sputare via il veleno, o il tepido bagliore di Goodbye,
ballata che "gocciola" note come la cera profumata di una candela al centro
di una fredda sera invernale. Piacciono anche le pigre lingue acustiche
di Space City, che si stagliano sullo sfondo della canzone come
ombre impalpabili cullando la voce sussurrata di Mike Cooley e lo stesso
potrebbe dirsi per la bellissima Daylight. Cosa manca allora a
questa nuova opera dei Drive By Truckers per poter essere considerata
all'altezza degli episodi migliori della loro discografia? Forse proprio
quello che ha da sempre caratterizzato la band di Patterson Hood e soci,
e cioè quell'irruenza emozionale che riusciva ad illuminare la musica
del Sud, proponendone una visione diversa ed affascinante, aggressiva
fin che si vuole ma non parossistica, mentre l'impressione qui è proprio
il contrario, al punto da finire a tratti nel caricaturale. Quella magìa,
quella scintilla che incendiava per un istante il buio della notte sembra
sbiadita, appannata insomma, nonostante non manchino brani intriganti
ed efficaci. Diciamo che A Blessing and A Curse suona come un disco di
transizione, con luci ed ombre quindi, e con delle idee forse un po' sfilacciate
dall'usura, come se i Drive by Truckers stessero, ancora per un po', vivendo
di rendita
(Matteo Strukul)
www.drivebytruckers.com
www.newwestrecords.com
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