Malcolm
Holcombe
Not Forgotten
[Gipsy
Eyes music
2006]
1/2
Dopo
il bagno acustico di I
Never Heard You Knockin', un disco che riportava tutto all'essenza
più profonda e rurale del songwriting di Malcolm Holcombe,
Not Forgotten riprende il discorso lasciato in sospeso con
l'accoppiata A Hundred Lies e Another
Wisdom, affidandosi alle cure di un piccolo combo elettro-acustico
con il dobro e la lap steel del bravissimo Jared Tyler, il basso
di Bill Reynolds (dai Donna the Buffalo) e l'occasionale batteria
affidata in alternanza a Brian Landrum e Josh Day. Ne guadagna complessivamente
la limpida bellezza del folk blues di questo autore del North Carolina,
i cui apprezzamenti, ricevuti dalla stampa e dai colleghji nel corso degli
anni, sono più volte sono caduti nel vuoto. Un beautiful loser
nel senso più proprio del termine, che prosegue sui sentieri selvaggi
e polverosi di una canzone tradizionale screziata di country rustico e
grezze impenate blues sublimate dalla sua splendida voce, un Tom Waits
perso nei boschi dei Monti Appalachi. Not Forgotten non stravolgerà il
destino di Malcolm Holcombe, che resta quello di un oscuro songwriter
da retrovie, a fare il gioco sporco e a scrivere canzoni di una bellezza
cristallina. Chi avrà la pazienza di andare a scovare i suoi dischi però,
rimarrà letteralemente conquistato dalla spicciola poesia roots di Sparrows
and Sparrows, degna di un John Prine, con un'armonica (Jerry Roll
Johnson) a scandire i ritmi da back porch ed un delizioso coro a sostegno
del protagonista. Nuovamente prodotto da Aaron Price e curato nella
masterizzazione da Ray Kennedy (Steve Earle), Not Forgotten sciorina
un suono acustico trasparente ed un ritmico fingerpickin' alla chitarra
con cui Holcombe domina le sue confessioni in musica, liriche sospese
tra piccoli equilibri di nostalgia. Nei momenti più raccolti - Goin'
Home, A Steady Heart, Your eyes will Shine, la commovente
Where is My Garden in chiusura - si esalta oltremisura il romanticismo
dell'autore, mentre l'accompagnamento di Tyler al dobro e del produttore
Price al piano ne rappresentano l'ideale completamento. Ogni tanto però
Holcombe si ricorda di avere una voce fuori del comune ed è allora esce
allo scoperto un lupo mannaro del folk blues: Baby Doll, con il
banjo di Ed Snodderly, è coinvolgente e un po' sordida; Not Forgotten
suona blues nelle ossa come solamente Townes van Zandt poteva esserlo;
Cryin' Time e soprattutto la devastante interpretazione vocale
in Yesterday's Clothes, aggiungendo lap steel elettrica e organo,
strepitano con il loro southern feeling. Un segreto della canzone d'autore,
che una volta tanto sarebbe bene venisse conosciuto .
(Fabio Cerbone)
www.malcolmholcombe.com
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