inserito 10/07/2006

Malcolm Holcombe
Not Forgotten
[
Gipsy Eyes music 2006]

1/2

Dopo il bagno acustico di I Never Heard You Knockin', un disco che riportava tutto all'essenza più profonda e rurale del songwriting di Malcolm Holcombe, Not Forgotten riprende il discorso lasciato in sospeso con l'accoppiata A Hundred Lies e Another Wisdom, affidandosi alle cure di un piccolo combo elettro-acustico con il dobro e la lap steel del bravissimo Jared Tyler, il basso di Bill Reynolds (dai Donna the Buffalo) e l'occasionale batteria affidata in alternanza a Brian Landrum e Josh Day. Ne guadagna complessivamente la limpida bellezza del folk blues di questo autore del North Carolina, i cui apprezzamenti, ricevuti dalla stampa e dai colleghji nel corso degli anni, sono più volte sono caduti nel vuoto. Un beautiful loser nel senso più proprio del termine, che prosegue sui sentieri selvaggi e polverosi di una canzone tradizionale screziata di country rustico e grezze impenate blues sublimate dalla sua splendida voce, un Tom Waits perso nei boschi dei Monti Appalachi. Not Forgotten non stravolgerà il destino di Malcolm Holcombe, che resta quello di un oscuro songwriter da retrovie, a fare il gioco sporco e a scrivere canzoni di una bellezza cristallina. Chi avrà la pazienza di andare a scovare i suoi dischi però, rimarrà letteralemente conquistato dalla spicciola poesia roots di Sparrows and Sparrows, degna di un John Prine, con un'armonica (Jerry Roll Johnson) a scandire i ritmi da back porch ed un delizioso coro a sostegno del protagonista. Nuovamente prodotto da Aaron Price e curato nella masterizzazione da Ray Kennedy (Steve Earle), Not Forgotten sciorina un suono acustico trasparente ed un ritmico fingerpickin' alla chitarra con cui Holcombe domina le sue confessioni in musica, liriche sospese tra piccoli equilibri di nostalgia. Nei momenti più raccolti - Goin' Home, A Steady Heart, Your eyes will Shine, la commovente Where is My Garden in chiusura - si esalta oltremisura il romanticismo dell'autore, mentre l'accompagnamento di Tyler al dobro e del produttore Price al piano ne rappresentano l'ideale completamento. Ogni tanto però Holcombe si ricorda di avere una voce fuori del comune ed è allora esce allo scoperto un lupo mannaro del folk blues: Baby Doll, con il banjo di Ed Snodderly, è coinvolgente e un po' sordida; Not Forgotten suona blues nelle ossa come solamente Townes van Zandt poteva esserlo; Cryin' Time e soprattutto la devastante interpretazione vocale in Yesterday's Clothes, aggiungendo lap steel elettrica e organo, strepitano con il loro southern feeling. Un segreto della canzone d'autore, che una volta tanto sarebbe bene venisse conosciuto .
(Fabio Cerbone)

www.malcolmholcombe.com