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18/04/2007
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Petesimple
1/2 Vista la valanga di produzioni
indipendenti che intasa la cassetta della posta di Rootshighway, nel mio
viaggio in Texas non ho potuto far altro che constatare (grazie alle indicazioni
di un paio di persone) quanta differenza di costo ci sia per la realizzazione
del master di un disco fra Italia e Usa: per avere un prodotto quantomeno
decente, un gruppo di giovani americani spende meno della metà rispetto
ai colleghi nostrani (come si dice, i valori sono espressi in migliaia
di Euro). In Texas ho potuto notare quanto materiale, nonostante internet,
non varchi neppure l'Atlantico. E soprattutto, tutto quello che ci viene
propinato non è sempre quanto di meglio si possa trovare in circolazione.
Esistono piccoli lavori sommersi che meriterebbero quantomeno un ascolto.
Uno di questi è certamente Freaky Timber Witch, secondo
album dei Petesimple di Houston. Ho fatto la conoscenza di Pete
Lippincott, il leader della band, durante la settimanale serata di
open mic (tutti i lunedì…microfoni aperti: chi vuole propone liberamente
un paio di pezzi, il palco è aperto a tutti) al McGonigle's Mucky Duck
di Houston. Subito lui si è presentato offrendomi fiero il suo bel dischetto
in digipack. Pete è un personaggio quasi naif, dall'aria simpatica e dagli
atteggiamenti affabili. La sua preparazione musicale è di rilievo e distante
dai crismi rock delle band Texane che più conosciamo. La sua tecnica alla
chitarra è classica, con un'inclinazione jazz e funky. Le impressioni
che ho avuto vendendolo suonare in compagnia di un bassista e di un altro
chitarrista (il veterano Mike O'Brian) sono state ottime. Ascoltando poi
Freaky Timber Witch ho subito pensato alla Dave Matthews Band, ai Jupiter
Coyote ed al pop rock dei Toad The Wet Sproket. Lo stile proposto dai
Petesimple è adulto e ben condito, con un occhio di riguardo ad
una sorta di combo jam, attento al calore delle chitarre acustiche, suonate
dallo stesso Lippincott e da Wyne Wilkerson (i due si spartiscono
i meriti nella title track, traccia strumentale). I ritmi sincopati sono
il motore di alcuni estratti (Stranger Things e Most Of The
Time, dove emergono le tastiere di Devin Collins e il basso di Ian
Hammer), mentre la sensibilità di Lippincott emerge in Lay Me Down,
Song That Melissa Likes e in Lester We Forgot (non all'altezza
della precedente). Going Away Gift sottolinea la vena articolata
della band: la ballata in questione è arrangiata con un bel giro di basso
(su note acute) e una tastiera a rievocare serate parigine. L'originalità
della band è la sua sfida: in una terra come il Texas è forse troppo facile
fare country, blues o un certo tipo di rock. Tentare invece di proporre
uno stile adulto e flessibile come quello della Dave Matthews Band non
è da tutti. Complimenti e buona fortuna. |