inserito 03/11/2008

Dan Baird & Homemade Sin
Dan Baird & Homemade Sin
[
Jerkin' Crocus
2008]



Esiste ancora nel 2008 un margine di manovra per il rock'n'roll più rauco, rozzo e rodato sugli insistenti giri del southern boogie? Evidentemente avrete intuito che si tratta di una domanda retorica, almeno non stiate viaggiando per caso sulle frequenze di questo sito: perché si, sarà pure vero che ogni singolo riff di questo omonimo Dan Baird & the Homemade Sin rimanda all'infinito quella lezione impartita sull'asse filologico Stones-Faces (provate con Just Can't Wait e Oh No, There She Goes), magari con un'aggiunta di Creedence (peraltro omaggiati apertamente nel testo di Two for Tuesday) e una naturale inclinazione per i Lynyrd Skynyrd (Hellzapoppin' è tutta un up&down di rock sudista e saltellanti piani da bettola), ma quando è messo sul piatto con la sfacciataggine e il tiro indiavolato di questi attempati rocker da bassifondi non c'è teoria che regga. Soprattutto non reggono gli sguardi snob, le occhiate disgustate e altezzose di chi vorrebbe relegarli nelle smargiassate da bar band, buone per una birra in compagnia.

Il fatto è che la dedizione e persino l'ingenuità di un personaggio come Dan Baird - e con lui Keith Christopher e Mauro Magellano, ovvero tre quarti di Georgia Satellites in fase di rimpatrio, un sopravissuto alle bevute fragorose dei Jason & The Scorchers, vale a dire la chitarra assassina di Warner Hodges, nonché il membro fantasma Tommy Womack, che co-firma svariati brani - sono state nel corso di questi anni un atto di pura resistenza, come musicista e come produttore (non indifferente tra l'altro, visto il lavoro svolto con Chris Knight). Dalla sfortunata parabola dei Georgia Satellites - con un solo hit sicuro, Keep Your Hand to Yourself e molto lavoro da gregari nelle retrovie - ai reiterati tentativi solisti o in compagnia di estemporanee rock'n'roll band (tra i tanti piace ricordare The Yayhoos), la sua visione sembra avere finalmente trovato nella formula dei Homemade Sin quella scintilla per accendere di nuovo il sabato sera.

Preceduto da un succulento doppio dal vivo, Dan Baird & Homemade Sin non è insomma un fulmine a ciel sereno, certamente però si tratta del lavoro più scalpitante e sfrontato dai tempi dell'esordio solista per la Def American di Rick Rubin. Basterebbero d'altronde i colpi da knock out assestati in partenza con Damn Thing to Be Done e Crooked Smile: la prima è la quintessenza del southern rock, la seconda una sporca e ringhiosa ballata elettrica che frigge le valvole degli amplificatori e infila un solo di Hodges da far sanguinare le orecchie. Runnin' Outta Time spiega a menadito come si scrive un rock'n'roll fedele alla linea e Lazy Monday è una di quelle rare pause in cui Dan Baird e soci provano a rigenerare il motore, magari copiando nascosti dietro il banco di John Fogerty. Esssendo generosi e gioviali lasciano scorrere tutto senza freni, rigorosamente live, dilatando i tempi: un'ora abbondante di boogie rock ha naturalmente il fiato corto in qualche sua parte (l'esperimento ritmico di Cryin' To Me, She Dug Me Up), ma basta una miccia per far saltare la polveriera rock (Well Ebough Alone), persino per "darsi delle arie" e scrivere una protest song (I Know What It's Like) con dedica a George W Bush.

In fondo di dischi così ne vorremmo giusto uno all'anno, per ricordarci ancora il sapore del semplice gozzovigliare a tempo di rock'n'roll, bruciando tutto e subito. Lode infine all'inglese Jerkin' Crocus, perché con Ian Hunter, Frankie Miller, Quireboys e ora Dan Baird & Homemade Sin in catalogo, hanno riacceso i riflettori su una congrega di rinnegati e impenitenti alcolisti del rock'n'roll.
(Fabio Cerbone)

www.danbaird.net
www.jerkincrocus.com


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