inserito 01/09/2008

The Baseball Project
Vol.1: Frozen Ropes and Dying Quails
[
Blue Rose
2008]



Una passione e un amarcord sportivo che si trasformano, nelle mani di due songwriter, nell'omaggio più curioso che il rock'n'roll abbia tributato al baseball. Nasce infatti dalla reciproca stima artistica fra Steve Wynn e Scott McCaughey, ma soprattutto dalla comune condivisione di miti e leggende di questa saga tutta americana, la costruzione di una sorta di romanzo musical-sportivo che attraversi il tempo passato, gli eroi dell'adolescenza, le figure di culto e persino gli outsiders e i perdenti per leggere nelle loro gesta, fra vittorie clamorose e altrettante cadute, la trama della vita stessa, gli scherzi riservati del destino, la gloria di un momento. The Baseball Project ha preso forma senza tentennamenti, dopo qualche fugace incontro lo scorso anno negli studi casalinghi di McCaughey a Portland, potardosi appresso la voglia di condividere sensazioni, memorie, fanatismi: una settimana di ridefinizione dei testi, di alcune idee reciproche, la naturale propensione a coinvolgere gli amici e i compagni più vicini (Linda Pitmon dietro i tamburi, Peter Buck dei REM a cesellare con chitarre e mandolini), mettendo in piedi un quartetto che possiede la fragranza di una rock'n'roll band estemporanea eppure vivacissima.

Vol.1: Frozen Ropes and Dying Quails è apparso da subito un disco non soltanto efficacissimo nella sua struttura lirica, ma anche effervescente nell'ordito musicale, rinfrescando quelle radici folk rock da cui tutti i nomi coinvolti nel progetto provengono. Steve Wynn appare infatti più disinvolto che mai, assai più elettrizzato rispetto alla sua ultima prova solista, dando corpo al suo livido rock notturno in Gratitude (For Curt Flood), baloccandosi con il folk rock in spagnolo di Fernando e la sbandata country punk di Harvey Haddix, o ancora il terso vibrare di Long Before My Time e la perfetta conclusione con il brontolio di feedback e distorsioni in The Closer, ode agli specialisti del finale di partita, giocatori dal sangue freddo chiamati a chiudere con la zampata vincente l'intero incontro.

McCaughey (dagli Young Fresh Fellows ai Minus 5 passando per i REM, una carriera da gregario di lusso la sua) allunga la falcata con le sue rievocazioni sixties, quel pop imbrattatato di garage rock (The Death of Big Ed Delahanty) che nelle mani di un chitarrista come Peter Buck accresce ulterioremente il suo appeal, oscillando fra la tradizione di una Satchel Paige Said dal sapore dylaniano e quella Jackie's Lament che sembra resuscitare Byrds e Tom Petty in un colpo solo. Era d'altronde palese fin dalla partenza con Past Time che The Baseball Project sarebbe stato qualcosa di più di un semplice divertissment fine a se stesso: c'è intesa fra gli atleti in campo ed è gioco facile ammettere che il quartetto ha messo a segno il suo personale home run. Anche perché, nonostante vi sia la concreta possibilità che non abbiate mai sentito parlare di Ted Williams, Curt Flood, Leroy Paige, Willie Mays o Harvey Haddix, The Baseball Project vi apparirà comunque un romanzo popolare a suon di rock'n'roll, fitto certamente nella sua anedottica (tantissimi i riferimenti storici e le date presenti nei testi), ma meno che mai cattedratico e presuntuoso nella sua esposizione.

È il contraltare della musica a rendere Vol.1: Frozen Ropes and Dying Quails un racconto coinvolgente, da leggere e sentire tutto di un fiato: la cura dei dettagli, la confezione cartonata con tutte le liriche e le introduzioni personali che chiariscono con pochi tratti le scelte di Wynn e McCaughey non fanno altro che accrescere il valore di queste cronache dal mondo sempre un po' troppo specialistico e lontano del baseball, almeno per la maggior parte del pubblico italiano.
(Fabio Cerbone)

www.thebaseballproject.com
www.myspace.com/thebaseballproject


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