inserito 19/09/2008

Rodney Crowell
Sex & Gasoline
[Yep Roc/ IRD
2008]



Rodney Crowell è uno di quei cantautori che viaggiano sull'autostrada polverosa della musica senza cambiare direzione, con una coerenza invidiabile e una maturità che si dipinge di poesia dal finestrino dei sensi, ricamati da un'ispirazione che colora di toni vivaci il paesaggio circostante. Gli ultimi album, vale a dire The Houston Kid, Fate's Right Hand e The Outsider, che segnano il suo percorso del nuovo millennio, hanno visto schiudere la porta della percezione personale, quella di un artista che ha iniziato a indagare con precisione i moti dell'anima, i suoi, rapportati al mondo circostante. Un autobiografismo in progressivo sviluppo, dunque, per un songwriter che in passato ha lasciato che le sue canzoni diventassero segnali d'alta quota per altre voci, star del country e non solo, da Emmylou Harris (con la quale in un certo senso iniziò la sua carriera) all'ex moglie Rosanne Cash, ma la lista è lunghissima, a dimostrazione della penna ispirata e prolifica del texano.

Introspezione, domande senza risposta, la lotta tra la dimensione privata e l'espressione quotidiana dei sentimenti e delle passioni, il tutto a dipingere un quadro della condizione umana riflessa in un involucro intimo e poetico. Sex & Gasoline rifrange sensazioni rarefatte e scandaglia l'universo femminile, adottandone a tratti il punto di vista per scoprire le lenzuola di una società che comunque tarda ad accorgersi del ruolo di primo piano che rivestono le donne, spesso ancora vittime di categorizzazioni fuori tempo.

A dare man forte alla produzione una prima scelta, Joe Henry, per la verità molto attivo in quest'ultimo periodo, e la sua interferenza nel suono è limpida, solida e senza sbavature, grazie anche al supporto di musicisti di spessore, Doyle Bramhall III (chitarre), Patrick Warren (piano), David Piltch (basso), Jay Bellerose (batteria) e il grande Greg Leisz (chitarre, steel, mandolino e dobro), onnipresente nei dischi che contano. Buone canzoni, a partire dal blues acustico della title track, passo nervoso e critica sociale, per approdare alla splendida ballata Moving Work Of Art, che ricorda John Prine più che Dylan, un omaggio alle donne come opere d'arte in movimento. The Rise And Fall Of Intelligent Design possiede un peaceful bluesy feeling e si cala con disinvoltura nella prospettiva femminile, Truth Decay è un country tune impreziosito dalla voce di Phil Everly, I Want You #35 paga il debito al maestro non solo nel titolo, mentre I've Done Everything I Can è una sapida ballata dedicata alla figlia con Joe Henry a supportare la parte vocale. Molto belle la love song The Night's Just Right e l'invernale e sussurrata Forty Winters, degna conclusione Closer To Heaven, personale e confessionale, dopo il blues spigoloso Who Do You Trust e il groove Funky And The Farm-Boy.

Un album dai toni limpidi insomma, che forse manca di quel pezzo da novanta che avrebbe reso un buon disco un ottimo disco.
(David Nieri)

www.rodneycrowell.com
www.yeproc.com


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