inserito 22/12/2008

The Low Anthem
Oh My God, Charlie Darwin
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The Low Anthem 2008
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Freschi di una nomination come Best New Act ai Boston Music Awards, The Low Anthem sono un trio di Providence, Rhode Island, che giunto al terzo disco non abbandoma la filosofia autarchica e lo-fi abbracciata sin dal loro esordio nel 2006. In tre anni scarsi si sono dati da fare arricchendo il loro curriculum non solo discograficamente, passando nel 2007 per l'apprezzato When the Crow Brings fino al qui presente Oh My God, Charlie Darwin, ma condividendo un'intensa attività dal vivo, aprendo i tour di Richard Thompson ed Elvis Perkins fra gli altri, fino alle recenti date decembrine di supporto a Rachel Yamagata. Di loro si è occupato con parole lusinghiere il magazine americano Paste, che ha dedicato uno spazio al folk rock stralunato e combattutto di Ben Knox Miller, Jeffrey Prystowsky e Jocie Adams. Il primo è un docile folksinger di New York che maneggia una vecchia Gibson acustica e un banjo, il secondo un bassista di formazione jazz proveniente dal New Jersey, mentre il ruolo femminile di Jocie si divide fra un'educazione classica e la capacità di inglobare nel sound dei Low Anthem clarinetti, corni francesi e arpe.

L'esito è curioso, ma lontano dalla soprendente immagine che ne è stata data dalla stampa specializzata: con un'anima folk/Americana e una testa indie-rock la formula del gruppo non si distanzia da quelle ricerca d'atmosfera che spesso condiziona proposte simili, dando risalto all'ambiente e meno alla sostanza delle canzoni. Capita così di trovarsi di primo acchito fra le leggiadrie acustiche e il falsetto di Charlie Darwin o nella delicata vaporosità di To Ohio, brani evanescenti che ricordano vagamente gli Eels in veste tradizionalista, salvo essere investiti all'improvviso dalla rabbia folk di The Horizon is a Beltway e Home I'll Never Be, quest'ultima cover di un brano di Tom Waits (la trovate su Orphans), a sua volta adattamento di un testo firmato da Jack Keruac. L'inversione di rotta è considerevole, entrando nei ranghi di un trio invasato dell'old time music più stracciona e da strada.

Ticket Taker e To the Ghosts Who Write History Books hanno dunque il compito di ristabilire l'equilibrio, tornando sui passi iniziali: a conti fatti sono gli episodi in cui la sensibilità "indie" della band ha il sopravvento, rovistando in un suono rarefatto che conservi la matrice folk ma guardi al presente. L'operazione riesce in termini di arrangiamento e produzione, difficile dire però se i sussurri di (Don't) Tremble o il gracchiare elettrico di Champion Angel reggano non tanto per la qualità del songwriting quanto per il lavoro produttivo svolto insieme a Jesse Lauter. Manca insomma un po' di peso specifico a queste canzoni, nonostante il battito in odore gospel di Oh My God, Charlie Darwin e quello quasi spiritual di Cage The Song Bird siano dimostrazioni di un non comune talento compositivo.
(Fabio Cerbone)

www.lowanthem.com
www.myspace.com/lowanthem


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