inserito 22/02/2008

Tift Merritt
Another Country
[
Fantasy/ Universal
  2008]



Sweet and innnocent, la voce di Tift Merrit è ancora una delle migliori scommesse dell'universo Americana, sempre più variegato e competitivo. Another Country sancisce tuttavia una parziale inversione di rotta rispetto all'esuberanza del predecessore, quel Tambourine che l'aveva imposta tra le nuove stelle del genere. Con una minore spinta elettrica, il nuovo arrivato baratta le radici soul e r&b per inseguire la stella di un songwriting intimista e accorato, specchio di numerose ballate concepite in solitaria al pianoforte. Tift Merritt le ha composte fra una stanza parigina, luogo in cui si era rintanata alla chiusura dell'ultimo tour europeo, ed una piccola casa affittata nel Laurel Canyon, in California. Qualcosa si è sedimentato fra le note, che sanno di West Coast, di un country rock raffinato a lambire ambizioni pop, sulle quali la voce nitida della Merritt può scandire con più convinzione le sue riflessioni.

La baldanza di Something to Me e il timbro elettrico di Broken non ingannino: i ponti con il passato non sono tagliati del tutto, e la produzione di George Drakoulias lo conferma, ma il clima si rende, strada fancendo, colmo di tenerezze e fragilità, tanto che la stessa Another Country, bel titolo che gioca anche su doppi sensi musicali, presenta l'inedito copione di una ballata pop elegante. Soprendente che ad accompagnare Tift in questa metamorfosi ci siano le chitarre di Charlie Sexton e Doug Pettibone: assai poco invadenti, prestano il fianco alle intenzioni della protagonista, lavorano di fino e restano nell'ombra, nonostante la classe degli arrangiamenti non si discuta. Si veda il dolce cullare di Hopes Too High, degna della musa Emmylou Harris, e ancora il binomio organo-chitarre in Morning Is My Destination e I Know What I'm Looking for Now, che hanno in bocca il sapore del migliore southern soul, anche se più edulcorato del previsto. Tift Merritt sembra dunque avere barattato un poco della determinazione passata per acciuffare un disco personale, che parlasse di lei e dei suoi sentimenti senza maschere: in questo senso appare persino fuori posto Tell Me Something True, sorta di outtake di Tambourine con tanto di sezione fiati che, pur nella sua rotonda bellezza, stona al fianco di sussurrate confessioni acustiche quali Keep You Happy, Tender Branch o la conclusiva Mille Tendresses, testo in francese a confermare il soggiorno parigino della Merritt, ma risultato troppo artefatto.

A questo punto è chiaro il sospetto che Another Country si rivolga in prima persona all'artista stessa e solo in un secondo momento ai suoi estimatori: avremmo magari preferito qualche slancio di generosità rock in più (quello che sbuca all'improvviso in My Heart Is Free), un sound complessivamente meno affettato, eppure la classe non si cancella con un colpo di spugna. L'esigenza per Tift Merritt di misurarsi nelle qualità di autrice va sostenuta, per le richieste attendiamo il prossimo giro.
(Fabio Cerbone)

www.tiftmerritt.com
www.myspace.com/tiftmerritt


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