inserito 25/02/2009

Dan Auerbach
Keep It Hid
[
V2/ Self  
2009]



Nonostante la formula dei Black Keys risultasse infine tutt'altro che ingessata nel recente Attack & Release, a dispetto di quella dinamica garage blues così spartana che ha sancito la fortuna del gruppo, era quasi prevedibile che il songwriting di Dan Auerbach dovesse cercare spazi meno angusti, la possibilità insomma di scovare nuovi appigli per le sue composizioni. È nato così Kee It Hid, nei pochi ritagli di tempo dall'ultimo tour con il vecchio compagno di strada Patrick Carney, pensando di raccogliere frammenti, idee e canzoni fatte e finite, che non dovessero necessariamente essere condivise nel progetto Black Keys. Non tanto per una incompatibilità di carattere, quanto forse per l'esigenza di misurarsi con se stesso, se è vero che Keep It Hid è stato registrato in totale autarchia dallo stesso Auerbach, suonando gran parte della strumentazione e con pochissimi interventi di parenti (proprio così, lo zio James Quine aggiunge voce e chitarra elettrica nella convulsa Street Walkin) e amici (Jessica Lea Mayfield in un piccolo cameo vocale e Bob Cesaren alla batteria).

A maggior ragione il risultato convince e sorprende perché il suono livido, rigorosamente "dal vivo" di queste quattordici registrazioni segue una filosofia che sembra avere in testa il sudore del rock'n'roll visto dal palco, lo scheletro delle canzoni e la loro presa più diretta. Sarà interessante allora misurare il talento di Dan Auerbach alla prova di un imminente tour nazionale negli States, con una band capace di riflettere i trascinanti sbalzi di umore di questo disco. Un bersaglio colpito in pieno, diciamolo subito, perché non solo non tradisce affatto le radici del personaggio e il suo passato, ma pare anche ampliarle con una desiderata anima soul che pervade da sempre la voce del protagonista. Sono infatti gli episodi più "tradizionalisti" e in particolar modo le ballate dal taglio acustico a fornire un accento classico a questo lavoro: cominciando con l'inusuale apertura solitaria di Trouble Weighs A Ton fino alla chiusura con la filastrocca dai bislacchi colori country di Goin' Home e passando poi per la tenue visione folk della struggente When The Night Comes, capolavoro del disco.

I tratti soulful a cui si accennava in precedenza sbocciano peraltro in tutta la loro fragranza anche nei riverberi elettrici di Whispered Words e Mean Monsoon, sintomo delle passioni "sixties" di Auerbach, che sfiora addirittura un arrmbante roots rock all Creedence in My Last Mistake, oppure ancora più apertamente nella lumonosa Real Desire. Nel mentre sono passati furiosi sotto i nostri occhi il blues rancoroso della title track, quello tragico (e in minore) di When I Left The Room, nonché i bagliori garage di I Want Some More e Heartbroken In Disrepair, stiliticamente le più usuali nel loro groove appicicaticcio e con le chitarre che vanno in acido, come si suol dire. Ma nel contesto di Keep It Hid si bilanciano perfattemente fra vecchio e nuovo, regalando un pezzo di bravura che speriamo non resti solamente un episodio isolato.
(Fabio Cerbone)

www.myspace.com/danauerbachmusic
www.theblackkeys.com


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