Jess
Klein
Bound to Love
[United
for Opportunity 2009]
È da qualche anno che Jess Klein potrebbe ambire a qualcosa di
più di una semplice promessa fra le tante nuove folksinger che ci capitano
intorno. Lo dico perché più volte mi sono imbattutto nella brillante voce
di questa ragazza di Boston e nei suoi dischi - alcuni pubblicati per
la Rykodisc a livello intenazionale - ma mai sono riuscito veramente ad
apprezzare le sue ballate a metà strada fra tentazioni pop rock e tradizione
folk. Quello che le mancava era forse una personalità in grado di distinguerla
dalla concorrenza, a dire il vero agguerrita e abbondante: anche il precedente
City
Garden, accolto con tutti i favori dalla stampa inglese (Mojo
soprattutto), con il suo sconfinamento verso il blues, non ci era sembrato
poi così indispensabile. Tutto questo preambolo per dire che grazie a
Bound to Love potrebbe forse avere imboccato la strada giusta:
Jess Klein ha fatto le valigie per Austin nel 2008, si è trasferita nella
capitale dell'Americana e ha preso quel bivio verso il Texas e la roots
music collaborando in studio con Scrappy Jud Newcomb (sue tutte
le chitarre nell'album), Matt Adison (piano, tastiere), Kim Deschamps
(pedal steel) e Slaid Cleaves (ospite nella dolciastra country
song Fool).
Non si tratta di un cambiamento radicale (brani come la stessa Bound
to Love e Rosalie ci ricordano
la formazione della musicista), la sua voce è sempre attenta alle sfumature
della melodia, c'è ancora del mestiere nelle ballate che scrive, ma è
indubbio che i suoi nuovi punti di riferimento si chiamino Lucinda Williams
(sentitevi la deliziosa Postcards,
che sembra uscita da Sweet Old World o Car Wheels), Emmylou Harris e Patty
Griffin, insomma le regine indiscusse del genere. Bound to Love non ha
i mezzi e le canzoni per competere con queste grandi signore dell'Americana,
è evidente, ma è un disco solidissimo e per la prima volta non si trascina
a fatica con qualche riempitivo di troppo. Jess Klein è inoltre in buona
forma vocale e azzecca almeno tre brani ad effetto e con un certo piglio
radiofonico, che non guasta mai: When the Time
Comes subito in partenza, con i fiati dell'interessante musicista
texano Matt the Electrician e un tiro rock notevole;
Don't Wanna say It, scritta con Newcomb, molto pettyana nella
melodia; I Just Wanna Know Your Name,
altra ballata di bella fattura con quelle cadenze soul nell'interpretazione
della Klein.
Il cambio di città ha impresso dunque una svolta interessante su questa
autrice, che oggi si permette di rispolverare John Hiatt (Before
I Go da Crossing Muddy Waters resa con garbo e partecipazione)
e di virare verso un country blues elettrico di grande impatto (Travelin'
Woman). Si intuisce la natura di queste canzoni, nate probabilmente
sulla strada, lungo i tour e nei trasferimenti dalla East coast verso
il South West: numerosi i riferimenti alla vita personale e ai luoghi
in cui Jess ha vissuto, forse con l'idea di avere finalmente trovato l'ambiente
ideale per scrivere la sua musica. (Davide Albini)