inserito 09/03/2009

Ben Kweller
Changing Horses
[
ATO/ Audioglobe  
2009]



Da libero guastatore della melodia pop, Ben Kweller si inventa un viaggio nella polvere della country music, tornando idealmente alle sue stesse radici familiari, nato e cresciuto dalle parti di Greenville, Texas. Changing Horses è una piccola sorpresa - per chi lo aveva classificato fra i più vivaci popster dell'ultima generazione - in ogni suo minimo dettaglio: dalla copertina in stile western ai titoli di alcune canzoni - da Gipsy Rose ad Old Hat, da Sawdust Man a Ballad of Wendy Walker si gioca molto con la mitologia del genere - finendo naturalmente al sound dell'intero disco, un country rock sonnecchioso e cristallino che recupera fragranze da outlaw anni settanta ed echi lontani della verde California post-hippie. Il risultato non piacerà affatto a chi, sulla scorta dei precedenti On my Way e Ben Kweller e delle collaborazioni con Ethan Johns e Gil Norton, lo aveva incamerato in un rock'n'roll dal taglio frizzante e "indie", che rubacchiava nelle anticaglie della British invasion.

In fondo sempre di revival si tratta, perchè nonostante le indubbie capacità melodiche, il gusto per il ritornello vincente e il dono della semplicità, il piccolo ragazzo prodigio (ha debuttato con i Radish a sedici anni, è diventato solista a diciannove) continua a frugare nel passato: questa volta ha i colori di un tramondo country&western, marchiato a fuoco dalla pedal steel e dal dobro di Kitt Kitterman, elemento chiave aggiunto al terzetto di base con i tamburi di Mark Stepro e il basso di Chris Morrissey. Proprio il suono rootsy della strumentazione segna lo sconfinamento in terroitorio Americana e alt-country partendo dalla cantilena tutta scatti e rallentamenti di Gypsy Rose, una delle tante "canzoncine" dritte al bersaglio che infarciscono Changing Horses. Il quale farà storcere il naso ai vecchi estimatori e continuerà a non convincere chi ha sempre visto in Kweller un abile manipolatore del già sentito: tutto ciò senza considerare il talento nel portarsi a casa motivetti irresistibili, anche in campo country: ad esempio la corale Fight con piano da barrelhouse di Riley Osbourn oppure la più sfacciata pop song Sawdust Man, che rimanda direttamente all'Elton John "americano" dei seventies.

Disonesto soprattutto disconoscere le carezze acustiche di Old Hat e della dolcissima Ballad of Wendy Baker, e anche se non doveste proprio sopportare il ciondolare honky tonk di Wantin' Her Again e Things I Like to Do, un poco goffe e gigione, potreste sempre scegliere i grandi spazi evocati da On Her Own e soprattutto da una commovente Homeward Bound posta in chiusura, la quale fra piano e dobro si incammina su sentieri country soul. Sarà pure tutto confezionato a regola d'arte e con una buona dose di furbizia compositiva, eppure Changing Horses è un diversivo maledettamente gradevole.
(Fabio Cerbone)

www.kweller.net
www.myspace.com/benkweller


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