inserito 23/10/2009

Corb Lund
Losin' Lately Gambler
[
New West  2009]



Un personaggio così davvero non poteva non trovare un contratto negli States e soprattutto un produttore che lo portasse a Nashville. Per giunta si è messa di mezzo la New West e dunque possiamo stare sicuri sulla qualità delle proposta artistica: il debutto americano di Corb Lund, quarantenne di Alberta, Canada, che tratta le pratetrie del suo paese come fossero imbevute del mito del West americano, ha le fragranze di un country rock spavaldo, tradizionalista al punto giusto, conservando quel carattere romantico e burbero al tempo stesso dei migliori honky tonker. D'altronde una leggenda come Hank Snow, icona perduta della country music, proveniva dalle stesse lande: il Canada non è terra immune al fascino di una cowboy song ed anzi in questi anni si è fatta valere in termini di rinnovamento Americana. Losin' Lately Gambler è per tutti quelli che quest'anno sentiranno la mancanza di un nuovo Dwight Yoakam, per chi va aspettando un ritorno di Marty Stuart (guarda caso in regia siede il suo accolito Harry Stinson) o per chi pensa che ultimamente Hank III abbia perso un po' la bussola.

Sesto lavoro in carriera, questo disco si porta appresso svariate nomination ai Juno Awards e l'appellativo di Artist of the Year per la Canadian Country Music Associacion: un seguito di culto in madre patria, ma a chi come noi si è sempre interessato più alle ragioni musicali, ci pare semplicemente che Corb Lund sia un cavallo di razza. Ce ne eravamo accorti in anticipo con Hair In My Eyes Like A Highland Steer del 2006, perdendone poi le tracce. Ritrovarlo oggi più convincente e con una produzione deluxe in Losin' Lately Gambler non può che rincuorare le nostre prime impressioni. Lund non ha una voce indimenticabile, si trascina un po' pigramente, ma narra di rodei (Steer Rider's Blues), giocatori d'azzardo (A Game In Town Like This, ispirata realmente alla vita del nonno) e persino veterinari (chi l'avrebbe mai pensato come argomento di una canzone?) in Horse Doctor, Come Quick e Talkin' Veterinarian Blues con la credibilità che si addice ad un autentico honky tonk heart dalla tempra dura.

Certo, aveste intenzione di seguirlo nel suo show, il minimo è abbandonare pregiudizi di sorta sui "nuovi tradizionalisti": agli altri non staremo nemmeno a spiegare il godimento di una It's Hard To Keep a White Shirt Clean dedicata allo scomparso songwriter Willie P. Bennet, oppure una Long Gone to Saskatchewan che scalcia sui ritmi di un rockabilly degno del Johnny Cash periodo Sun, e ancora The Only Long Rider I Know, la più rock e smargiassa della raccolta, per non parlare della delizia intitolata Devil's Best Dress, ballata dagli accesi colori mariachi di cui andrebbe fiero Marty Robbins (Lund dice di esserne stato un grande ammiratore fin da ragazzino). Si arriva in fondo con un bel sorriso stampato in faccia, tra il groove di Chinook Wind che riconduce direttamente a Waylon Jennings e uno scopiettante finale dal vivo (registrato in Australia) dove la band (applausi per ogni strumento a corda maneggiato da Grant Siemens) scorazza liberamente in Time to Switch to Whiskey.
(Fabio Cerbone)


www.corblund.com
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