inserito 01/07/2009

The Weight
Are Men
[
Tee Pee
2009]



Ci vuole già una buona dose di coraggio - o forse una beata incoscienza - per decidere di chiamarsi The Weight, un "peso" di nome e di fatto che, restando circoscritti al rock delle radici, non può non rimandare a qualcosa di immacolato, ad un santuario, quello della Band e dell'omonima canzone, inviolabile per chiunque. Trattandosi di una rock'n'roll band ad assetto variabile e con un folksinger a tirare le fila di un country rock sgangherato, non c'è affatto il rischio di restare imbrigliati nelle maglie di insostenibili raffronti. The Weight abitano piuttosto il lato più sporco e gioviale di uno stile che sembra sempre sul punto di cadere miseramente, eppure trova ogni volta l'occasione per rigenerarsi puntando tutto sull'approccio, l'energia, il disincanto, anche una certa malizia. Joseph Plunket ha la voce e la canzoni per sostenere questa tesi, senza imbattersi in accuse di imitazione proprio per la sua scelta plateale.

La musica di Are Men - secondo lavoro sulla lunga distanza per il gruppo, dopo la sua ricollocazione geografica da Atlanta a Brooklyn, New York - è esattamente lo scatto di una session informale, di un convivio fra le mura di uno studio (si veda anche la copertina) che ha tutta l'aria di essere stato catturato dal vivo, buona la prima. Dopo una serie di tentativi abbozzati, alcuni ep pubblicati sotto diverse denominazioni, Plunket ha scovato l'assetto ideale per le sue honky tonk songs alticce e lamentose grazie all'arrivo di Fletcher C. Johnson (chitarre e piano) e Johnny Pockets (pedal steel), elementi chiave nello sviluppo di Are Men. Sono loro, insieme alla voce strascicata e lagnosamente country del leader, ad architettare il fascino di un rock'n'roll da back porch, un portico all'imbrunire sotto il quale intonare ballate che si trascinano fra il crepuscolo country blues degli Stones di Beggar's Banquet e Exile, la poesia stracciona del Neil Young di Tonight's the Night e tutta quella progenie di band dall'anima tormentata e dal suono ubriaco, Green on Red in testa. Se queste suggestioni vi hanno messo sull'attenti, sappiate che Are Men è il disco "da sbornia" di questo 2009, di quelle pacifiche però da consumarsi con amici e conoscenti, tra una Like Me Better che parte sorniona e finisce in un delirio di chitarre stridenti, una Had It Made che mischia Chuck Berry e Replacements, fra il dolce dondolare di Talkin' e la sua coda indiscutibilmente rock o ancora l'orizzonte infinito di Sunday Driver.

La main street - di stonesiana memoria - su cui restano esiliati The Weight è esattamente questa e non ci si allontana di un centimetro dall'idea di una musica che possiede il senso della propria storia (dovremmo ancora dire delle radici, se non suonasse abusato come termine). Per qualcuno saranno un luoghi comuni, per altri l'ennesima bar band ottima per un sabato sera in compagnia, qui invece le canzoni di Joseph Plunkett, le armonie a tre voci sconclusionate e spassose (sentitele nel country rock settantesco di Closer thank a Friend, più o meno i Black Crowes se suonassero con meno tecnica e seriosità), il violino e le carezze acustiche di Hillbilly Highway (un titolo, una promessa), quel senso di serena imprecisione che accompagna il canto e le parole di A Day in the Sun in chiusura, insomma tutto l'insieme concorre ai quaranta minuti più sinceri e senza pretese che il roots rock di stagione abbia da segnalare. L'entusiasmo scombinato di The Weight, in tutta la loro improbabile "originalità", è per cuori ingenui: se ne fate parte, accomodatevi.
(Fabio Cerbone)

www.myspace.com/theweightnyc
www.teepeerecords.com


<Credits>