inserito 05/05/2010

Dirtmusic
BKO
[Glitterhouse
 2010
]



Tutto nasce nel 2008, durante un incontro che fu fatale al "Festival of the Desert" di Essakane, nel Mali: da mondi lontani, ma con linguaggi musicali che sembrano avere una comune radice in quel groviglio di accordi blues passati di mano fra i continenti, il progetto Dirtmusic (l'omonimo esordio nel 2007) prende una via traversa e si bagna nelle acque di quella magica cultura. Un'epifania, un battesimo, così lo definisce Chirs Eckman, già voce dei Walkabouts e animatore della creatura Dirtmusic con la partecipazione attiva di Chris Brokaw e Hugo Race (ex Bad Seeds), come dire una linea sottile che unisce il folk rock e l'indie più scuro e intenso degli ultimi due decenni. Dalle comuni esperienze di confine con il senso della tradizione e il suo volto più misterioso, la musica dei Dirtmusic acquisisce infine la spiritualità che è propria della storia locale: BKO, abbreviazione per Bamako Airport, nella capitale del Mali, è il sunto di una celebrazione avvenuta con la naturale spontaneità negli studi Bogolan, esattamente là dove l'ultimo Ali Farka Touré ha lasciato un segno prima di dare in eredità la sua arte.

Fianco a fianco con la stella nascente dei Tamikrest, nuova sensazione della musica Touareg guidata dalla voce di Ousmane Ag Mossa, la magia della registrazione si è trasformata in uno scambio di percezioni in cui il concetto di desert rock dei Dirtmusic si è compenetrato con il canto ancestrale del blues africano o di quello che ne è rimasto. Un'osmosi che ha funzionato proprio grazie alla semplicità con cui i musicisti locali hanno saputo assimilare il patrimonio di Eckman e soci: non è un disco che ribalta e rinnega la strada dalla quale i Dirtmusic sono giunti, semmai la arricchisce di sfumature e lascia intendere che vi siano inediti percorsi da scoprire fra i lontani continenti. Come i Velvet Underground rivisitati da una trascinante vitalità in All Tomorrow's Parties (la voce africana è di Fadimata Walet Oumar), o ancora il blues dalle tinte nere di Eckman e Hugo Race che in Black Gravity si trasfigura in un canto primigenio e sinuoso, mentre Ready for the Sign e Desert Wind diventano un campo per sperimentare le sensuali ritmiche dei Tamikrest.

Nell'affascinante tragitto capita a volte che la matrice rock e il retaggio occidentale siano più forti e strettamemte ancorati al passato (la vibrante elttricità di Lives We Did Not Live, una rarefatta Collisions), ma le presenze degli ospiti, tra cui la Symmetric Orchestra di Toumani Diabate e la chitarre di Lobi Traoré, ci ricordano il senso ultimo da cui è sorto questo viaggio: il sinistro incedere di Smokin Bowl, il magnifico strumentale Niger Sundown e ancora la conclusiva Bring It Home, dolcissima ballata folk che sembra tornare al retaggio dei Walkabouts di Eckman, sono un prezioso contributo alla riuscita di BKO, un equilibrio quasi perfetto.
(Fabio Cerbone)

L'edizione in cd (versione disponibile anche in vinile 180 grammi) è pubblicata insieme ad un documentario in DVD oltre a 3 video e ben quattro brani inediti

www.myspace.com/dirtmusicband
www.glitterhouse.com



<Credits>