DownTown
Mystic
Standing Still
[Sha-La
Records 2010]
Bar band nel cuore e nell'anima, i DownTown Mystic sono una bella
boccata d'aria fresca, anche se non troverete un solo riff o una sola melodia
dell'intero Standing Still che non suoni vagamente già sentita.
Non è una provocazione la mia, ma la certezza che a volte basta davvero poco per
imbastire un album di buone canzoni, con poche pretese di originalità magari ma
con un'esperienza e un gusto niente affatto disprezzabili. Con Robert Allen e
i suoi DownTown Mystic siamo nel campo del migliore artigianato rock'n'roll, quello
che ogni volta che lo senti ti scatta un sorriso sulle labbra e la certezza che
il party andrà avanti all'infinito, anche quando di loro non si ricorderà praticamente
più nessuno. Qui tira aria di New Jersey, luogo di nascita della band (e già dovreste
drizzare le orecchie), prova ne sia che per i lavori precedenti (in particolare
per l'esordio "Rock'n'roll 4 the Soul" del 2006) furono coinvolti persino
Gary Tallent e Max Weinberg della E-Strett Band. Oggi Allen ha dato più stabilità
al gruppo, partito inzialmente come progetto solista e allargatosi via via alle
collaborazioni di Bruce Engler, Lance Doss e soprattutto del batterista Steve
Holley (già alla corte di Paul McCartney & the Wings).
Il concetto alla
base dei Standing Still è veramente molto semplice: una manciata di accordi che
dal rock'n'roll di Chuck Berry (l'attacco di Modern Ways
è un plagio bello e buono, eppure funziona) passano per i Creedence, gli Stones
e gli honky tonk bar del Texas (Backdoor,
Shade of White), qualche frizzante pop song
che ricorda l'onda inglese di fine settanta (da Nick Lowe a Dave Edmunds, la scuola
è quella e la si può riconoscere in Too Many Times
e History ad esempio) e infine le solite ballate
con lo sguardo rivolto all'America country (il mandolino e il suono roots di Believe
e Shade of White Bluegrass). Si sarà capito
che la novità e il futuro non passano da queste parti, ma se vi divertono le chitarre
suonate con gusto vintage, un songwriting di qualità e un'atmosfera live che cattura
al meglio l'esecuzione del gruppo, allora i DownTown Mystic sapranno regalarvi
tre quarti d'ora di adorabili ricordi, capaci come sono di quel mestiere che solo
chi viene dalla gavetta e dai bassifondi è in grado di offrire.
Robert
Allen in questo senso sembra avere le idee chiare: con la sezione ritmica formata
da Holley e Paul Page si è garantito quel beat spumeggiante per un proposta del
tenore dei DownTown Mystic, mentre gli interventi di Lance Doss (anche lap steel
e banjo) ci offrono quei tipici profumi Americana che potrebbero anche attirare
le attenzioni di un pubblico diverso. Se dovessi però definire l'immaginario di
Standing Still tornerei ancora una volta a scomodare quella stagione del cosiddetto
pub rock, il quale unendo melodia e radici, Buddy Holly, Beatles e Rolling Stones
riuscì a mettere d'accordo più generazioni. I Downtown Mystic magari saranno anche
un surrogato, ma sanno divertirsi e intrattenere con solide canzoni. (Davide Albini)