inserito 23/06/2010

The National
High Violet
[4AD
 2010
]



Una tessitura di particolari che s'intrecciano: la batteria perentoria di Bloodbuzz Ohio, le vibrazioni della chitarra di Terrible Love, i loop di Lemonworld, i fiati di Runaway e le dozzine di soluzioni infilate dentro le canzoni, una dopo l'altra, come introduzione o come coda o più in generale come piccole deviazioni di percorso formano il suono e lo stile dei nuovi National. L'allargamento dello spettro sonoro imposto da High Violet rispetto ad Alligator e a Boxer è palese nel volume, nella dimensione e soprattutto nel trittico finale di High Violet dove i National aprono le porte a vere e proprie suite con un allargamento dello spettro sonoro che, se come vuole tradizione un disco finisce dove cominceranno i prossimi, lascia filtrare una bella luce dal futuro. I dettagli vanno scoperti ascolto dopo ascolto nelle trame di High Violet e come la sofisticata copertina, nello stesso tempo bizzarra e minimale, alla fine il sound è così stratificato da apparire come una superficie unica su cui scorre, protagonista indiscussa, la voce di Matt Berninger.

Il suo mood, tendente con una certa frequenza al baritono, è un altro di quegli elementi che i National sembrano usare nel modo più appropriato per depistare e infatti attorno a High Violet sono apparsi tutti i paragoni possibili, nessuno in modo opportuno. D'accordo, piaciono a Bruce (Springsteen), ma se è per questo negli ultimi anni gli sono piaciuti anche i Low Anthem e i Gaslight Anthem. E va bene, molte atmosfere ricordano un tempo in cui tutto era "new wave" (chissà cosà vorrà dire, oggi?), ma viene anche il momento di prendere un disco come High Violet infilarlo dove va infilato e ascoltarlo per quello che è, ovvero grande musica dei nostri giorni.

Ingolfato di idee, suoni e rumori (tutte quelle chitarre che potrebbero partecipare al delirio degli Wilco), eccessivo perché generoso e nello stesso tempo possente e malinconico perché non sono proprio allegri i tempi a cui tocca questa musica. Ma in High Violet c'è la bellezza di un'architettura sonora che sicura di scoprire niente riscopre tutto, con una convinzione sprezzante e granitica. Per quanto mi riguarda, uno dei dischi dell'anno e l'indeterminazione non dipende certo dai National ma riflette più il fatto che le playlist alla fine sono moltitudini e che, all'inizo dell'estate siamo solo a metà strada. Ma dovesse uscire anche il nuovo Blonde on Blonde, High Violet ci sarà.
(Stefano Hourria)

www.myspace.com/thenational
www.americanmary.com



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