inserito 18/11/2011

Parsons Thibaud
Transcontinental Voices
[Blue Rose
 2011
]



C'è un'idea molto precisa di songwriting che si cela dietro l'avventura a quattro mani fra Joseph Parsons e Todd Thibaud: è quella di una tradizione di folksinger che curano con semplicità il portamento delle canzoni, scuola di artigiani che usano parole intime e suoni pennellati con mano leggera, stando bene attenti a restare dentro le regole di stile e genere. Transcontinental Voices è un disco di dieci canzoni e una mezz'ora abbondante dove prima di tutto risalta la sincerità e il fine linguaggio folk rock dei due protagonisti, mentre alle sorprese o agli spiazzamenti ci penseremo un'altra volta. Qui restiamo nei territori di una canzone Americana dalla bella calligrafia, senza scossoni, eppure esposta con versi accorati: i due autori si passano la palla cercando sempre di venirsi incontro, amalgamando voci ed espressioni coadiuvati dalla sezione ritmica formata da Matt Mur (batteria) e Pete Donelly (basso, hammond, già nei Figgs al fianco di Graham Parker). L'effetto finale è gradevolissimo nella sua onestà, a patto di non chiedere a Joseph Parsons e Todd Thibaud variazioni su un tema molto esclusivo: ballate elettro-acustiche e tempi medi che si accavallano senza soluzione di continuità, con buona pace delle due anime dei protagonisti, più squisitamente melodica quella di Thubaud, più inquietà e folkie quella di Parsons.

Se il loro esordio consisteva soprattutto di trame acustiche e rielaborazioni di repertorio, Transcontinental Voices ha se non altro dalla sua parte la forza di un vero progetto inedito, collaborazione rafforzata dai tour in coppia, specialmente in Germania. L'esito è ammirevole pur nella già evidenziata ristrettezza stilistica: Broken Sparrow possiede accordi semplici e luminosi, Gaze raddoppia le voci e ribadisce l'anima un po' dylaniana del duo, Drowning e I'm Right Here scelgono la via di un raccoglimento un po' malinconico e non sbagliano certo obiettivo. Il vantaggio è dato anche dalle qualità vocali di Parsons Thibaud, autori che hanno sempre sostenuto il loro percorso artistico con tali caratteristiche, coprendo magari l'assenza di originalità.

Nel caso di Transcontinental Voices è evidente che poco o nulla si possa aggiungere o togliere alla solidissima scrittura già messa in evidenza nei loro lavori solisti: qualcuno giustamente ha ricordato l'accostamento con i colleghi Mark Erelli e Jeffrey Foucault e non siamo lontani dal vero nel tracciare questa sensibilità comune, soprattutto per il ruolo di autentici outsiders. Nel caso di Parsons e Thibaud c'è persino del mestiere in più, la capacità insomma di rivoltare lo stesso terreno (So Unkind, Float, Loaded Guns) senza apparire eccesivamente stucchevoli, anche quando una scossa in più, un graffio rock, di cui in fondo sono capaci, non avrebbero stonato nella natura comunque molto intima di queste canzoni d'amore.
(Fabio Cerbone)


www.bluerose-records.de


  


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