inserito 05/10/2011

Silent Feature Era
This Old Leather Heart
[Grape Juice Records
 2011
]



"Cinematic" è l'aggettivo che ricorre più frequentemente nelle recensioni (poche in realtà: 'sti ragazzi meriterebbero più attenzione) del disco d'esordio dei Silent Feature Era. Una sigla che richiama esplicitamente l'epoca del cinema muto, quando le immagini in movimento - ancora orfane di parola - venivano per lo più accompagnate da partiture musicali eseguite direttamente nelle sale di proiezione. Questo disco - che non nasce privo di parola, non preoccupatevi: tutti i brani sono cantati - si muove invece nella direzione complementare: sopperire alla mancanza di immagini. E lo fa trasformando le canzoni in microsceneggiature sonore, evocando un immaginario musicale di stampo ostinatamente cinematografico: Morricone, certo, ma non solo. Dietro i Silent Feature Era si cela un duo di musicisti/produttori di Brisbane: Greg Cathcart, che ha dei trascorsi con i britpoppers australiani Speedstar, e Adrian Mauro. Insieme hanno avviato uno studio di registrazione chiamato The Ark ("perché di ogni strumento abbiamo due esemplari") in cui hanno trovato casa alcune band della scena indipendente di Brisbane e che ha permesso ai due di sfogare la propria passione per attrezzature e strumentazioni analogiche (a The Ark si registra ancora su nastro, come tengono orgogliosamente a precisare).

Si spiega quindi come siano riusciti a coinvolgere una ventina di musicisti nelle registrazioni di This Old Leather Heart. Del resto ogni contributo è prezioso: l'idea è quella di riempire il più possibile l'inquadratura (la canzone, cioè) caricandola di significati multipli. Controluce le canzoni di Cathcart mostrano una solida filigrana folk, sia nei testi (con in più quel pizzico di weirdness che ci aspettiamo da un australiano), sia nella struttura armonica - il tutto sepolto però sotto arrangiamenti "multistrato" in cui trombe mariachi cedono il passo al vibrare di un glockenspiel, a svolazzi di theremin o ai bip intrusivi di qualche tastiera elettronica vintage (a volte in un'unica canzone). Supersomeone è un inizio un po' fuorviante, sembra avvicinare la musica dei SFE all'universo indie-pop di Eels e compagnia, ma già The Horsebreaker ci porta in fuga a cavallo nel deserto, verso l'inevitabile "bitter end": Morricone riletto dai Calexico si scioglie in un finale con quartetto d'archi.

All the King's Men
comincia con un clangore degno dei Bad Seeds (anche il testo ha un che di Nick Cave), per risolversi sulle note di un harmonium. The Only Rose mostra più scopertamente la sua natura folk affidandosi al soffio di un armonica e ai ghirigori di un violino, ma in dirittura d'arrivo svolta verso un rock corale e distorto. Il solo brano scritto da Mauro, In Your Shoes, è il più vicino all'estetica indie-folk, mentre rumori da circo fantasma animano il valzer fatalista Something for the Quiet Life ("Now the only road that's left to take/is a perfect road to hell") e Oliver, nonostante il passo western, ha un cuore noir che viene a galla nella cacofonia finale. E avanti così, di sequenza in sequenza, fino all'inquadratura finale. Dieci canzoni, dieci "temi per western immaginari", in un debutto decisamente degno di nota.
(Yuri Susanna)

www.silentfeatureera.com



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