Bow
Thayer & Perfect Trainwreck Bottom of the Sky
[Tweed
River 2011]
I dipinti in copertina
e all'interno della confezione ad opera di Alexis Mollomo, artista di Portland,
Oregon, richiamano in parte un'America minacciosa, dall'atmosfera vagamente ispirata
al racconto di Cormac McCarthy "La Strada". C'è un tornado che incombe sul piccolo
trailer e il padre cerca rifugio con il figlio dalla tempesta. Bottom of
the Sky sembrerebbe avere tutte le carte in regola per entrare nel novero
di quei dischi da America profonda e misteriosa, ma la musica di Bow Thayer
e dei suoi Perfect Trainwreck gode di una libertà di movimento maggiore rispetto
all'immancabile immaginario da congrega alternative country. Ci sono elementi
vistosi che rimandano al genere, non fosse altro per l'utilizzo massiccio di banjo
e mandolino da parte del leader, ma il quintetto si sposta di buon grado dalle
ambientazioni rurali di certo rock provinciale verso tentazioni da jam band e
un suono elettrico più moderno, tutto in presa diretta o quasi nello studio di
registrazione. I punti di riferimento da una parte sembrano essere il Neil Young
della metà dei 70, così come l'esperienza di The Band, affetto ricambiato anche
dal dato che Bottom of the Sky sia stato registrato come il precedente Shooting
Arrow at the Moon negli studi di Levon Helm a Woodstock; dall'altra, come anticipato,
un certo roots rock fantasioso che si spargeva negli anni '90.
L'esito
in ogni caso è molto interessante e conferma Bow Thayer - attivo da una decina
d'anni e con diversi progetti inventati e disfati nell'arco di poche stagioni
- come un talento da portare a galla nel grande mare delle uscite indipendenti
Americana. Il melange sonoro avviato con i Perfect Trainwreck è approdato oggi
ad una sintesi che passa dall'arrembante elettricità di Buffalo
Joe, riff di chitarra scalcianti e organo (James Rohr) al seguito,
alle più bucoliche atmsfere di Dark Light,
tra vaudeville e campagna country, fino alle commistioni funky roots di Good
Time To Holler (di mezzo anche l'ospite Pete Weiss e il suo sintetizzatore
d'annata, un moog). In questa scaletta restano evidenti le tracce di un folk rock
cristallino (Dawning, Epitome)
che certamente cede qualcosa alla già citata musa della Band (da ricordare
inoltre che Thayer firmò l'album Spend It All nel 2006 proprio insieme a Levon
Helm), ma le qualità di Bottom of the Sky sono quelle di sfuggire alle semplici
classificazioni, sguazzando nelle diverse facce della tradizione.
Con Suicide
Kings l'aria si fa più plumea e un country blues elettrico spande aria
sudista e un po' noir; la title track smorza i toni e si inoltra in una ballata
desertica con la steel di Chris McGandy; Catskill Stone
ha il sapore della scampagnata alt-country, orchestrina condotta da chitarre,
piano e banjo elettrificato; Slow Blossom
rispolvera piano e acustiche lasciando sul campo il gusto di una bellissima ballata
dalle implicazioni soul; Your Heart Is Not Your First
Car chiude il cerchio tornando al banjo, strumento maneggiato volentieri
da Thayer e qui utilizzato però per colorare un brano dalla deriva quasi psichedelica,
stravagante nel trascinare l'intera la carovana della band. (Fabio Cerbone)