inserito 16/06/2011

Thurston Moore
Demolished Thoughts
[
Matador/ Self  2011
]



Uscito defitivamente dal guscio protettivo dei Sonic Youth, Thurston Moore prende ancora più confidenza e coraggio, spostandosi dai segnali di indipendenza lanciati con Trees Outside the Academy verso la vera e propria illuminazione di Demolished Thoughts, ad oggi il disco solista più originale e spiazzante della sua carriera solitaria. Se il precedente sforzo mediava con tutte le eredità musicali del musicista newyorkese e si atteneva a un suono crudo ed essenziale, pur sperimentando con più libertà rispetto ai territori solcati dalla "gioventù sonica", l'attuale condizione artistica di Moore pare avere tentato un taglio più netto, senza per questo abbandonare uno stile, un linguaggio e in definitiva un songwriting riconoscibilissimi. Il merito innegabile è da condividere con Beck, produttore e arrangiatore che dalle intuizioni avviate nel suo Sea Change trasporta l'eleganza degli archi e le finezze del pop d'autore dentro le ballate diafane che popolano Demolished Thoughts.

Il matromonio è riuscitissimo, anche se richiede una disposizione al sogno, lasciandosi abbandonare in melodie sempre un po' sospese e "imperfette", che non rinunciano, seppure in una veste acustica, morbida, quasi impalpabile, ai contorni tipici delle composizioni di Thuston Moore. Erompe così un folk cameristico dove alle chitarre del protagonista e alla sua voce sospirata si affiancano il violino di Samara Lubelski, le leggere percussioni di Joey Waronker, persino un'arpa (Mary Lattimore), ma soprattutto le stratificazioni continue degli archi, che Beck cerca con insistenza di alternare agli accordi di Moore, quasi riproponendo la classicità del binomio Robert Kirby-Nick Drake, inevitabile raffronto.

Questa trama rappresenta il limite e il pregio del disco, che apparirà forse monocorde nel suo sviluppo, ma una volta domato esploderà proprio nelle sue ambientazioni distese, che hanno nella cantilenante Benediction, dai frammenti quasi folk blues, e ancora di più nelle successive Illuminine e Circulation il loro manifesto di intenti, un triade di trasparente bellezza, in fondo perpetrata sotto diverse declinazioni lungo l'intero Demolished Thoughts. Costituiscono una sorta di canovaccio, sul quale Moore si inerisce portando a libero sfogo la sua scrittura: accade nelle lunghe "suite" Blood Never Lies e Mina Loy, sette minuti circa in entrambi i casi dove abbondanti introduzioni chitarristiche si dischiudono al suono d'insieme, creando una specie di psichedelia folk raffinata dove il lascito dei Sonic Youth, l'impronta evidente del passato (il riff che sottende Orchard Street e ancora la minacciosa Space) si scioglie in qualcosa di più indecifrabile. Tutto concorre a rendere Demolished Thoughts opera dal fascino quasi fuori tempo massimo, monilite a sé stante.
(Fabio Cerbone)

www.sonicyouth.com


   


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