Julian Dawson
Hillbilly Zen
Blue Rose
2002



Da sempre innamorato delle radici americane, forse perchè, come sottolinea ironicamente lo stesso Julian Dawson, ha avuto la fortuna di nascere il 4 luglio, questo musicista di origini inglesi ha finalmente deciso di scendere a patti con la tradizione bianca del rock'n'roll, chiedendo un prezioso aiuto al baffuto Gene Parsons, icona del country-rock e membro leggendario dei Byrds. Grazie al funanbolico musicista californiano (che nel disco si diletta con chitarre, banjo, mandolini, pedal steel e persino batteria), ed appongiandosi ad una lunga serie di amicizie maturate durante i suoi vent'anni di carriera, fatti di continui viaggi per le highways americane, Dawson costruisce quindici canzoni che sono piccoli bozzetti tra country-rock, bluegrass ed ovviamente hillbilly music, rivisitati con un gusto decisamente personale e melodico, mai sopra le righe e segnati da una raffinatezza di interpretazione ed arrangiamento. Molti gli episodi firmati a quattro mani con altri sconosciuti songwriters (tra gli altri Bill Lloyd, Gene Pistilli, John e Sally Tiven), con i quali Julian condivide intenti comuni da molti anni: Hillbilly Zen è il suo quindicesimo lavoro, dopo aver inciso per importanti majors ed aver maturato significative collaborazioni, un passato che testimonia le credenziali del personaggio. Filo conduttore del disco restano le morbide sonorità in gran parte acustiche e le atmosfere gentili di molte ballate in chiave rootsy (Freedom of the highway, Shadow on the moon, It's not really raining), spezzate dai vivaci ritmi bluegrass Hillbillies on pills e Banjo song o dalle inflessioni sudiste di Loser's blues e What kind of change, che aiutano il disco a scrollarsi di dosso una sensazione di ripetitività a volte in agguato. Docile e scorrevole, Hillbilly Zen è un ottimo compagno per la stagione alle porte.
(Fabio Cerbone)

www.juliandawson.com