Anders Osborne & Big Chief Monk Boudreaux
Bury The Hatchet
Shanacie 2002



Se anche Dr. John, il papa bianco di New Orleans, si dice soddisfatto del bizzarro incontro tra l'originario europeo Anders Osborne (ormai adottato dalla Big Easy) e il grande e coloratissimo capo indiano Monk Boudreaux, un motivo ci sarà. Anzi, anche più di uno: Bury The Hatchet (un titolo che di questi tempi non può che far bene) è un disco ricchissimo di suoni e di intuizioni musicali che, pur rimandando alle tradizioni del Mardi Gras o delle mille spezie del gumbo della Louisiana, trova una sua particolare originalità. Il punto di partenza consigliato è un'ispiratissima versione di Junko Partner, un classico che Anders Osborne e Big Chief Monk Boudreaux rivedono con un'intensità ritmica tutta da scoprire, mostrando quanto le radici del rock'n'roll si intersechino tra loro. Il capolinea è invece la spiritata versione di Ohio (Neil Young) che, a prima vista, potrebbe suonare un po' fuori posto, ma che diventa una splendida ballata acustica, intorbidita dalle percussioni indiane del grande capo. Da un insolito incontro (perché sugli europei e sugli indiani a New Orleans non basterebbe un'enciclopedia) un grande disco, reso tale anche da un combo di musicisti speciali: tra gli altri, Tim Green ai sassofoni, Kirk Joseph (già nella Dirty Dozen Brass Band) alla tuba per finire con Brian Stoltz alla chitarra. Se ai bei tempi suonava con i Neville Brothers e oggi invece si divide gli accordi con Anders Osborne, come si diceva, un motivo ci sarà.
(Marco Denti)

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