Paul Thorn
Mission temple Fireworks Stand
Back Porch
2002



Si è soliti iniziare le note biografiche di Paul Thorn ricordando il suo passato da pugile professionista, ma la prospettiva andrebbe spostata sulle origini della sua famiglia: nativo di Tupelo, Mississippi, non un luogo qualunque nella storia del rock'n'roll (King Elvis nacque da queste parti e Paul gli dedica una struggente ballata pianistica, Even Heroes Die), Thorn è figlio di un pastore protestante e pare proprio aver fatto tesoro di quel magico intruglio che resta ancor oggi la cultura musicale sudista. Con un bagaglio di immagini, paesaggi e suggestioni religiose perfettamente allineate a questa storia, presenta ora il conto in uno spledido affresco dai colori southern, Mission Temple Fireworks Stand. "Brother Paul", come ama definirsi nelle note di copertina, ci invita nel suo luogo di culto, fatto di un songwriting passionale, in cui le sue radici bianche si stingono in una colata di suoni soul e bluesy. La voce fa la differenza, spinge incessantemente, è sporca e negroide, mentre alle sue spalle si fondono magicamente una rock band tirata a lucido (menzione per Bill Hinds alle chitarre e Michael Graham alle tastiere) ed un coro in odore di gospel, che riveste il suo ruvido rock'n'roll di un tocco più aggraziato. Ideale mediazione tra l'anima roots di John Hiatt ed i fremiti elettrici del desaparecido Terrell, Paul Thorn mette sulla bilancia un southern-rock da infarto in Everybody Looks Good at The Starting Line, ritmi e slide guitars bollenti in Ain't Livin' in Sin No More, gioca a fare il predicatore nel fragoroso rhythm'n'blues della title-track (che ricorda molto il Lyle Lovett versione big band di Joshua Judges Ruth), alza la posta con un rock'n'roll caldo e mainstream, misto di chitarre ed organi, in Rise Up, Sister Ruby's House of Prayer e nella rocciosa There's Something Out There, ma sa intelligentemente abbracciare un autentico romanticismo in forma di ballata country-soul con Things Left Undone e Angel Too Soon. Dopo un promettente esordio ed un dignitoso seguito, al terzo tentativo Paul Thorn ha fatto centro: thanks to the Lord!
(Fabio Cerbone)

www.paulthorn.com