Vic Chesnutt - Silver Lake New West 2003 1/2

Mette quasi soggezione scorrere la lunga lista di personalità che hanno espresso la propria devozione per la musica di Vic Chesnutt: non conoscessimo a fondo la sua storia e le sue canzoni, saremmo portati a catalogarlo tra quei personaggi montati ad arte dall'industria discografica e dalla stampa specializzata per creare del sensazionalismo. La realtà è ben diversa, visto che, nonostante gli encomi raccolti da gente come Michael Stipe, Gary Louris o Howe Gelb, le sue fragili ballate folk-rock hanno già ampiamente dimostrato il loro fascino in passato (e sarebbe ora che qualcuno ristampasse dischi come Is The Actor Happy o About To Chocke) ed è quanto meno improbabile immaginarle nelle classifiche di tendenza. Un artista troppo di culto e troppo vero per trovare gli spazi adeguati al grande pubblico, anche se in Silver Lake un sensibile cambio di rotta c'è stato e non del tutto indolore: la produzione di Mark Howard (ingegnere del suono al fianco di Daniel Lanois e produttore di Lucinda Williams) e i musicisti di gran riguardo coinvolti nelle sessions (Doug Pettibone, Daryl Johnson e Mike Stinson tra gli altri) hanno fornito prospettive diverse alle sue canzoni. Catturate in diverse sedute tenutesi allla Paramour Mansion, un vecchio edificio dalle parti di Silver Lake, Los Angeles, rispecchiano un'atmosfera informale, decisamente live, persino eccentrica, in cui la voce di Vic è purtroppo sbattuta in prima linea senza i dovuti accorgimenti. La band improvvisa senza convinzione sullo sfondo, mancano coesione e forza, come se le due componenti non trovassero la giusta amalgama. Numerosi, troppi, i pasticci in sede produttiva (il sound orientaleggiante di Zippy Morocco, l'evanescente Girl's Say o la lunga suite Sultan So Mighty, dove il falsetto di Chesnutt risulta francamente indigeribile), forzature inutili impresse ad una musica che richiede soprattutto semplicità: quando ciò avviene, si sentono ancora le giuste vibrazioni (il vibrante rock alla Neil Young di Stay Inside e 2nd Floor, il finale di In My Way, Yes), ma si tratta di istantanee che non risollevano le sorti dell'intero disco.
(Fabio Cerbone)

www.vicchesnutt.com