Jay Farrar - Terroir Blues Act Resist 2003 1/2

Le voci di un ritorno di Jay Farrar all'essenza acustica e solitaria delle sua musica circolavano da tempo: l'uscita di Terroir Blues sembrava fin dall'inizio catalizzare le speranze della vecchia guardia di fans, tutti quelli che dall'era mitologica degli Uncle Tupelo all'alternative-country dei Son Volt si erano invaghiti delle ballate malinconiche di un ragazzotto di provincia. Sebastopol aveva rappresentato il salto nel buio, la voglia di scrollarsi di dosso i fantasmi del passato e le etichette di eroe del suono roots, provando una via più personale al suo songwriting: un disco a tratti scontroso, spiazzante negli arrangiamenti, ma di grande coraggio e con canzoni che sotto la nuova pelle sperimentale avevano tante carte da giocare. Terroir Blues doveva in qualche modo esserne una naturale prosecuzione: indeciso sul da farsi, incupito più che mai, Farrar rimane al palo, non torna a rivangare il passato, ma non riesce neppure a dare una forma più consistente alle sue idee. Il risultato è un disco in fase di stallo, lungo e assai noioso, infarcito di ballate acustiche addobbate da qualche accorgimento modernista, senza tuttavia abbadonare una formula scarna e dimessa. Ventitrè episodi, accresciuti però nel numero da sei brevi passaggi strumentali (Space Junk), che segnano il debutto della personale etichetta Act Resist records. Tutto ciò non è tuttavia il sintomo di un nuovo corso: relegati a Fool King's Crown i pasticci elettronici del recente passato, l'anima di Terroir Blues è racchiusa in una serie estenuante di ballate a cavallo tra radici folk-blues e atteggiamenti low-fi. No Rolling Back, Hard is The Fall, Haging on To You, per giunta inspiegabilmente riproposte nel finale in altra versione, possiedono tutte strutture pericolosamente simili: guidano le chitarre di Farrar e Mark Spencer, arrotondano la pedal steel di Eric Heywood e qualche volta un timido accenno di batteria, Cahokian ci aggiunge un pomposo accompagnamento di violoncello e Out On The Road persino un flauto. Fra tanta malinconia acustica certo non mancano impennate d'ispirazione (California, la panistica Dent Country, l'elettrica All of Your Might), ma la sensazione di un'occasione sprecata non svanisce.
(Fabio Cerbone)

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