Lucero - That Much Further West Tiger Style 2003

 

Confesso che l'attesa attorno alla nuova prova dei Lucero era quanto meno interessata: avevamo salutato Tennessee, il secondo lavoro della band di Memphis, come un rigurgito di passione alternative-country. Se c'era ancora una ragione per credere che l'anonima rivoluzione roots iniziata dagli Uncle Tupelo avesse un senso a più di dieci anni dalla sua comparsa, questa risiedeva nell'opera di band marginali e potenzialmente fertili come i Lucero di Ben Nichols, un teppista punk nei panni del rocker provinciale, che con il suo vociare rauco dava una nuova versione del southern-rock. Insieme ai più ortodossi e muscolosi Drive By Truckers, i Lucero sono l'ultimo baluardo di un "New South" che chiede di essere ascoltato e il qui presente That Much Further West conferma che non si trattava di un fuoco di paglia. Date queste premesse, è tuttavia innegabile che la band si sia spinta su una linea più contorta ed elettrica che in passato: cambio di etichetta (dalla locale Madjack alla newyorkese Tiger Style, di ispirazione più indie e punk), di chitarrista (via il vecchio compagno Brian Venable, arriva il robusto Todd Gill) e di produzione (niente più Cody Dickinson dei North Miss. All Stars in favore di una regia fatta in casa) hanno tolto la patina più provinciale e roots dei Lucero.
Sparite le colorazioni dei violini, del dobro e della lap steel, That Much Further West conserva l'ossatura cruda delle ballate di Nichols, ma predilige l'elettricità furiosa delle chitarre, l'epico incedere di piano ed organo ed un rock'n'roll fatto di ombre e malinconia. Già l'iniziale title-track è un viaggio nei luoghi oscuri dell'anima: sul songwriting di Ben Nichols, una sorta di Matthew Ryan sbucato dalle acque del Mississippi, non ci sono più dubbi mentre la band mette in scena un suono stridente. Mine Tonight, con stacchi e riprese punk-rock è un'ulteriore conferma, anche se l'apice arriva con Hate and Jealousy, una frustata di adrenalina che rasenta tonalità da hard-rock. Non riservano tregue i Lucero: giusto l'umida ballata Acroos The River e la breve parentesi di Joining the Army allentano un poco la presa, che si fa nuovamente convulsa in Tonight Ain't Gonna Be Good, addirittura trascinante in Tears Don't Matter Much, un inno rock'n'roll degno dei migliori Replacements, e Coming Home, prima di planare sul finale un po' sperimentale di When You Decided To Leave e della ripresa strumentale della stessa That Much Further West. Più grezzo, a tratti ripiegato su se stesso rispetto al suo predecessore, That Much Further West ci ha in parte privato di una grande roots band, regalandoci però una sventagliata di rock'n'roll che mantiene il nome dei Lucero tra i figli prediletti del Sud.
(Fabio Cerbone)

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