Il percorso artistico di Chris Mills non ha mai seguito linee rette,
tanto è vero che la sua presenza nel calderone dell'alternative-country
è sempre apparsa un po' fuori luogo, certamente forzata. Le sembianze
del personaggio si stingono in una gamma di colori molto ampia: lo avevamo
fatto notare già con il precendete Kiss
It Goodbye, mettendolo in competizione con calibri da novanta
come Jeff Tweedy o Ryan Adams. Pur non avendo lo stesso potenziale (troppo
"minore" e d'élite la sua proposta), torniamo a ribadire
il suo talento in occasione del nuovo The Silver Line, che
tanto nuovo non è, vista la sua uscita americana (per la minuscola
Powerless Pop) risalente all'autunno scorso. Tuttavia, con la recente
pubblicazione europea dell'inglese Loose, possiamo finalmente godere delle
mutevoli sensazioni di un songwriting che si muove su terreni di notevole
personalità. Il suo delizioso impasto tra armonie pop di matrice
sixties, inflessioni soul e spruzzate di elettricità si infila
di prepotenza tra le proposte più convincenti del sottobosco provinciale
americano. Rispetto al recente passato il salto verso un suono meno rootsy
è evidente fin dalla partenza con la title-track: la produzione
fidata di Brain Deck offre un sound "datato" e corposo,
ricco di reverberi, memore sicuramente del maestro Phil Spector. Chitarre,
piano, intere sezioni di fiati ed archi si amalgamano in un brano che
sembra sbucare dalla metà degli anni sessanta. In Suicide Note
si aggiunge un banjo, ma la sostanza non cambia: semplicemente un gioiello
l'arrangiamento con i fiati alle spalle e la seconda voce femminile (Kelly
Hogan). L'anima da folksinger malinconico riaffiora prepotentemente in
I Could Not Stand to See You e Lullaby, la più traditional
del lotto, nonostante il cuore vero di Silver Line batta nel power-pop
di Sleeptalking e Floorboards, elettriche quanto basta,
e in quelle ballate dolciastre e tinte di archi (Everything's Gonna
Be Cool e Dry Eye) che sono diventate la specialità
di casa Mills. Niente male per un ragazzo di Chicago che doveva essere
l'ennesimo rocker di provincia e si è trasformato in un elegante
cesellatore di pop songs.
(Fabio Cerbone)
www.chris-mills.com
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