Uno stralunato bluesman bianco sbucava dal nulla e sotto le grazie di
Daniel Lanois ci propinava il "blues del nuovo millennio". Living
With The Law fu uno dei debutti più folgoranti dei primi anni novanta,
ma purtroppo restò anche un episodio isolato. Il peso di questa
sconfitta Chris Whitley se lo porta dietro da sempre e tutti, compreso
il sottoscritto, non mancano di ricordarlo: un po' ingrati, diciamo la
verità, anche perchè non tutto quello che è venuto
dopo è stato così deludente, anzi. Quando il nostro è
tornato alle sue origini più rurali abbiamo apprezzano i risultati:
mi viene da citare il sottovalutato Dirt Floor, un breve schizzo di poesia
acustica o le atmosfere notturne e sperimentali di Perfect Day. Hotel
Vast Horizon è figlio di questo percorso artistico piuttosto
che delle sperimentazioni di Terra Incognita o del recente Rocket House.
Texano d'origine, ma autentico vagabondo e cittadino del mondo, Chris
Whitley è tornato nella vecchia amata Europa (quella che gli diede
le prime soddisfazioni ad inizio carriera in Belgio) grazie all'interessamento
della francese Fargo. Registrato a Dresda in soli sei giorni da Edgar
M.Rothig, con il solo ausilio di Heiko Schramm al basso e Matthias
Macht alla batteria, è un disco di un rigore assoluto, così
concentrato sull'essenza delle canzoni che rischia purtroppo di diventare
un po' indigesto. Tutto si regge sulla voce e le chitarre (raramente il
banjo) di Chris, con un ruolo centrale delle percussioni di Macht, non
c'è molto altro. Un blues come sempre ipnotico che ha poco a che
fare con i canoni tradizionali del genere: soffuso, jazzato, si basa più
sui silenzi e sulle pause. Ecco perchè se il nostro azzecca la
melodia giusta (New Lost World, Hotel Vast Horizon) o quel
groove che spesso guida i suoi brani più oscuri (Insurrection
at Newton) le cose funzionano a meraviglia, ma se insiste troppo sull'atmosfera
più che sul contenuto (Assasin Song, Silhouette)
il rischio è di non capire canzoni talmente contorte e scheletriche
che sembrano girare solo nella sua testa.
(Tommaso Piccoli)
www.chriswhitley.com
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